
In verità, il problema è a monte, laddove è necessario fare chiarezza piuttosto che navigare a vista. Il ddl che disciplina la materia è, infatti, inspiegabilmente fermo da tempo e la conseguenza è che 8 milioni di cittadini che fanno legittimamente ricorso alle cure omeopatiche non sono tutelati, i percorsi formativi dei medici e degli altri operatori sanitari non sono definiti e non esistono criteri omogenei per l’erogazione delle prestazioni professionali.
Si tratta, dunque, di superare un grave paradosso: da un lato i prodotti omeopatici sono ormai da tempo riconosciuti come medicinali, sono presenti in Farmacopea e ne è disciplinata la produzione e la vendita con appositi riferimenti nel Codice europeo dei medicinali recepito in Italia. Dall’altro lato la metodica terapeutica che si avvale di questi medicinali è priva di disciplina e riconoscimento. La soluzione non può essere l’indifferenza, che lascerebbe spazio agli impostori, ma una valutazione seria del problema su cui invito ad una riflessione Governo e Parlamento.
Se da una parte si introducono giustamente norme vincolanti per la registrazione dei farmaci omeopatici, dall’altra vanno anche introdotte norme chiare e trasparenti su metodica a beneficio di pazienti, operatori e imprese. L’ambiguità può avere solo conseguenze deleterie”.
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