obiezione coscienza farmacisti«La scelta etica della farmacista di Trieste che nel 2013, richiamandosi all’obiezione di coscienza ed all’autonomia professionale, si era rifiutata di dispensare un contraccettivo di emergenza in presenza di prescrizione medica era basata sulla conoscenza di evidenze ed interpretazioni scientifiche di pubblico dominio, e non solo su indicazioni contenute nel foglietto illustrativo, che avevano messo in risalto il possibile effetto antinidatorio del farmaco, cioè di impedimento al normale sviluppo dell’embrione nell’utero materno». È con queste parole che l’Unione Cattolica Farmacisti Italiani (Ucfi) ha commentato la sentenza di assoluzione della professionista, dello scorso 15 dicembre. «Non una decisione estemporanea e superficiale, ma giunta dopo riflessione approfondita e ponderata sui propri principi morali e professionali», ha aggiunto l’associazione, sottolineando la volontà di «stringerci con gioia alla collega» e di «condividerne la soddisfazione per questo risultato che pone fine ad una vicissitudine angosciosa e dolorosa anche per la sua famiglia, una situazione che, com’è facilmente comprensibile, è stata vissuta come un’ingiusta persecuzione per un comportamento erroneamente considerato ideologico». La sentenza, prosegue l’Unione Cattolica Farmacisti Italiani, «è la prima in Italia sull’obiezione di coscienza dei farmacisti»: una «pietra miliare in ambito giuridico» e un «punto di svolta nella discussione all’interno della professione. In essa infatti, vengono ribaditi la piena autonomia professionale del farmacista ed il suo consapevole diritto ad operare in scienza e coscienza nel rispetto del paziente e soprattutto della vita umana, aspetti già sanciti dal Codice deontologico. Per la prima volta viene riconosciuta ad un farmacista la piena autonomia nel proprio ambito professionale, fondata sul suo bagaglio culturale e morale. I principi etici alla base del nostro Codice deontologico vengono rivalutati e siamo quindi fiduciosi che ciò sia preso in seria considerazione dagli Ordini provinciali. Ci aspettiamo una piena consapevolezza ed un costruttivo confronto all’interno della Fofi e confidiamo che anche il mondo politico ne prenda atto».

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