Negli ultimi decenni, la ricerca sul cancro ha compiuto straordinari progressi, migliorando significativamente la diagnosi e il trattamento dei tumori. Terapie all’avanguardia, come l’immunoterapia e gli anticorpi coniugati, stanno rivoluzionando il settore, permettendo di colpire le cellule tumorali con maggiore precisione e di preservare i tessuti sani circostanti. Questi progressi stanno avendo un impatto concreto su diverse forme di tumore, tra cui il carcinoma mammario metastatico, che colpisce circa 52mila persone ogni anno in Italia. Grazie alle innovazioni terapeutiche, il tasso di sopravvivenza è aumentato in modo significativo: quasi il 90% delle donne vive almeno cinque anni dopo la diagnosi. Mercoledì 26 febbraio 2025, presso il Centro Studi Americani, è stato presentato il progetto «Nuove frontiere nella lotta contro il cancro: lo stato dell’arte e le sfide future», realizzato da Edra Spa con il supporto non condizionante di Daiichi Sankyo. L’evento ha riunito esperti del settore, tra cui oncologi, farmacologi, dirigenti sanitari e rappresentanti delle istituzioni, per approfondire i più recenti sviluppi della ricerca oncologica e le innovazioni terapeutiche che stanno trasformando il panorama delle cure oncologiche.

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Occasione di confronto sulle sfide per l’accesso alle terapie

L’iniziativa ha rappresentato un’importante occasione di confronto sul valore di queste innovazioni e sulle sfide che il mondo clinico, politico e regolatorio deve affrontare per garantire ai pazienti un accesso equo e tempestivo alle terapie più avanzate. Tra i temi trattati, un focus particolare è stato dedicato alla deospedalizzazione delle cure oncologiche e alla necessità di una riorganizzazione del sistema sanitario per ridurre il carico ospedaliero e potenziare l’assistenza territoriale. Sebbene i progressi normativi e i fondi del Pnrr abbiano favorito un miglioramento del settore, persistono ancora disomogeneità regionali e criticità nell’implementazione delle reti oncologiche locali. Un altro punto centrale del dibattito è stato l’accesso precoce ai farmaci innovativi. Le complessità normative, infatti, spesso ne ritardano l’introduzione, evidenziando la necessità di semplificare i processi di autorizzazione e garantire un’equità di accesso su tutto il territorio nazionale. Infine, con l’aumento costante dei costi dei farmaci oncologici, è stata sottolineata l’importanza di una governance più efficace della spesa sanitaria, puntando su una migliore programmazione economica e sull’adozione di modelli di finanziamento innovativi. L’evento ha ribadito come il futuro della lotta contro il cancro passi attraverso un impegno condiviso tra ricerca, istituzioni e sistema sanitario, affinché ogni paziente possa beneficiare dei più recenti progressi scientifici e terapeutici.

Le persone che hanno preso parte all’evento

Hanno partecipato all’evento il Prof. Gianni Amunni, presidente dell’Associazione Periplo, il Prof. Giuseppe Cirino, Ordinario di Farmacologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico Ii e Past President della Società italiana di Farmacologia, la Dott.ssa Maria Agnese Fabbri, Segretario Regionale Aiom Lazio, Responsabile Centro Breast Unit Asl Vt, l’On. Simona Loizzo, Deputata e Componente della Xii Commissione (Affari Sociali) nonché presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Nuove frontiere terapeutiche nei tumori della mammella”, l’On. Beatrice Lorenzin, Senatrice, Componente della 5° Commissione permanente (Programmazione economica, Bilancio) e Coordinatrice del Progetto “Health & Science Bridge”, Centro Studi Americani, il Dott. Carmine Pinto, direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica Provinciale presso l’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, Coordinatore tecnico-scientifico della Rete Oncologica ed Emato-Oncologica dell’Emilia-Romagna, il Prof. Andrea Marcellusi, presidente Ispor Italy Rome Chapter, Dipartimento Scienze Farmaceutiche (Disfarm), Università degli Studi di Milano, il Dott. Emanuele Monti, presidente della Commissione Welfare con delega alla sostenibilità ambientale, Regione Lombardia. Cda Aifa, il Dott. Carlo Nicora, vicepresidente Fiaso, già direttore Generale della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, la Dott.ssa Vittorina Zagonel, presidente Comitato Scientifico Aimac, già Direttrice dell’Uoc di Oncologia Medica 1 e del Dipartimento di Oncologia Clinica e Sperimentale presso l’Istituto Oncologico Veneto (Iov), Padova.

Valorizzazione del percorso sulle singole prestazioni

«Uno degli elementi che caratterizza una rete è la valorizzazione del percorso sulle singole prestazioni: un buon percorso terapeutico, infatti, non è formato dalle singole prestazioni, ma è piuttosto prendere in carico il paziente e accompagnarlo in una serie di momenti diagnostici e terapeutici» ha dichiarato il Prof. Gianni Amunni, presidente dell’Associazione Periplo. Ha, inoltre, sottolineato che «in Italia, esistono formalmente reti oncologiche in tutte le regioni, ma la loro organizzazione e strutturazione sono ancora molto diversificate. Questa variabilità può generare situazioni di disparità nell’accesso alle cure e creare rischi di disuguaglianza nei servizi offerti. È proprio per questa ragione che si pongono problemi di equità nell’accesso alle prestazioni sanitarie, con il rischio che i pazienti non ricevano lo stesso livello di attenzione e trattamento, indipendentemente dalla regione in cui si trovano».

«Parte degli effetti collaterali è la parte più complessa»

«L’equilibrio si deve trovare nel rapporto rischio beneficio: la parte degli effetti collaterali è la parte più complessa, molte poche persone ne parlano. Questi effetti devono essere presi in considerazione. Dal mio punto di vista, dare il farmaco giusto, alla persona giusta non è importante solo dal punto di vista dell’efficacia, ma anche in termini di effetti collaterali e qualità della vita. Quindi da paziente se io so che, in base ai dati raccolti, quel farmaco è adatto a me è ovvio che mi affido più facilmente alla cura perché il beneficio andrà sicuramente a superare il rischio» ha affermato il Prof. Giuseppe Cirino, Ordinario di Farmacologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico Ii, Past President della Società italiana di Farmacologia. «Gli Adc (Anticorpi Direzionati) – prosegue -hanno, in particolare per quanto riguarda il cancro alla mammella, trasformato radicalmente il decorso della malattia e il trattamento dei pazienti. Questi trattamenti innovativi hanno rappresentato un cambiamento fondamentale, migliorando non solo la prognosi ma anche la qualità della vita delle persone colpite».

«Dobbiamo immaginare un nuovo modello»

«Se il farmaco si inserisce in un modello organizzativo, noi dobbiamo immaginare un nuovo modello. Per farlo sarà indispensabile andare ad aumentare la formazione del personale, in particolare di quello territoriale, che deve garantire le prestazioni minime per tutti i pazienti e in generale tutte le prestazioni che potrebbero essere fatte sul presidio territoriale» ha dichiarato la Dott.ssa Maria Agnese Fabbri, Segretario Regionale Aiom Lazio, Responsabile Centro Breast Unit Asl Vt.

Lavoro in continua evoluzione

«Il nostro lavoro è in continua evoluzione e nell’ambito dalla farmacologia oncologica, una delle priorità è certamente far arrivare i farmaci ai pazienti il prima possibile, rendendoli rimborsabili secondo le linee guida nazionali di erogazione del farmaco. Lo ha affermato l’On. Simona Loizzo, Deputata e presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Nuove frontiere terapeutiche nei tumori della mammella». Ha inoltre sottolineato: «Credo che i servizi sanitari regionali riflettano la qualità del Ssn che una buona politica sa costruire. Le disuguaglianze esistono, ma la responsabilità ricade sia sulla politica che sui cittadini. I sistemi sanitari regionali evolvono solo dove c’è una politica capace di unirsi attorno a idee e teorie di sistema, che poi trovano attuazione pratica».

In gioco la salute di milioni di persone

«Credo ci sia la necessità, in un momento dove si riparla nuovamente di sostenibilità, di ribadire che sulla disponibilità delle nuove terapie si gioca non solo la credibilità del paese, ma veramente la salute di milioni di persone, considerando anche i dati che confermano l’alta incidenza del cancro. Oggi, grazie alla ricerca, spesso si può combattere e far diventare una patologia cronica. L’attenzione di noi legislatori deve essere alta sempre. Dobbiamo partire da quanto è patrimonio comune dal punto di vista della conoscibilità e misurabilità, possiamo trovare soluzioni nuove rispetto a come finanziare le nostre reti e renderle accessibili a tutti su tutto il territorio nazionale» ha evidenziato l’On. Beatrice Lorenzin, Senatrice e Componente della 5° Commissione permanente (Programmazione economica, Bilancio) e Coordinatrice del Progetto “Health & Science Bridge”, Centro Studi Americani.

Il punto di vista del “pagatore”

Queste le parole del Prof. Andrea Marcellusi, presidente Ispor Italy Rome Chapter, Dipartimento Scienze Farmaceutiche (Disfarm), Università degli Studi di Milano «Gli economisti sono spesso chiamati a parlare di sostenibilità, ma generalmente questo concetto viene visto dal punto di vista del “pagatore”, cioè come una riduzione della spesa. Tuttavia, mi piace sempre sottolineare che la sostenibilità non riguarda solo la minimizzazione dei costi, ma implica anche la capacità di gestire e curare i pazienti in modo efficace, assicurando che le generazioni future possano godere degli stessi diritti e della stessa qualità di vita che siamo in grado di migliorare oggi. La missione degli economisti sanitari oggi è, quindi, quella di sviluppare e promuovere terapie costo-efficaci, riconoscendo e valorizzando l’innovazione come un elemento chiave nel miglioramento delle cure e nella sostenibilità del sistema sanitario nel lungo periodo».

«Capacità di ridurre al minimo la burocrazia e i suoi costi»

«Abbiamo la fortuna di avere un sistema di accesso universale alle cure nel nostro paese, che garantisce l’accesso alle cure per i nostri cittadini. Tuttavia, ci troviamo di fronte a un modello di grande difficoltà, poiché non possiamo porre limiti solo a livello contabile o legislativo, limiti che poi risultano difficili da osservare e garantire – ha affermato il Dott. Emanuele Monti, presidente della Commissione Welfare con delega alla sostenibilità ambientale, Regione Lombardia. Cda Aifa. – È necessario cercare le migliori condizioni. Tra le terapie innovative, che sono sempre più costose ma efficaci, dobbiamo avere la capacità di ridurre al minimo la burocrazia e i suoi costi. Per quanto riguarda l’accesso regionale, bisogna garantire un’organizzazione che permetta di elaborare un piano generale valido per tutte le regioni. Oggi, infatti, esistono ancora forti differenze nelle tempistiche di accesso alle cure tra le diverse regioni. Per quanto riguarda l’innovazione, l’Italia è tra i primi paesi, ma è fondamentale avere politiche integrate che non guardino solo alla salute, ma anche alla ricerca e alla capacità di attrarre investimenti, candidando l’Italia come attore chiave nello sviluppo delle life sciences a livello internazionale».

Medicina di precisione guadagna terreno rispetto ai protocolli oncologici standard

Il Dott. Carlo Nicora, vicepresidente Fiaso, già direttore Generale della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha sottolineato che «La medicina di precisione sta rapidamente guadagnando terreno rispetto ai protocolli oncologici standard. Questo progresso è il risultato dei miglioramenti nelle tecnologie per l’analisi genomica, come il sequenziamento del Dna e l’analisi del profilo molecolare del tumore, che ci permettono di identificare mutazioni e alterazioni genetiche specifiche che possono influenzare la risposta ai farmaci. Oggi disponiamo di farmaci mirati, sviluppati per agire contro mutazioni o proteine specifiche, e possiamo combinare approcci diagnostici e terapeutici personalizzati. In questo modo, la medicina di precisione rivoluziona il trattamento dei tumori, scegliendo terapie mirate basate sui biomarcatori e sulle indagini diagnostiche specifiche. Grazie all’uso di tecniche avanzate di imaging e alle indagini genomiche, possiamo ottenere tre risultati fondamentali: offrire trattamenti personalizzati che colpiscono il tumore in modo più preciso, limitando gli effetti collaterali, monitorare il tumore in tempo reale, e combinare diversi trattamenti terapeutici per ottimizzare i risultati».

Considerare i modelli di sanità pubblica

«In Italia una persona che si ammala di tumore, a cinque anni dalla diagnosi ha la possibilità di essere vivo tra il 63 e 64 %. Questo dato non avviene in modo uguale per tutti i tumori. È fondamentale guardare al contesto in cui avviene» ha evidenziato il Dott. Carmine Pinto, direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica Provinciale presso l’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, Coordinatore tecnico-scientifico della Rete Oncologica ed Emato-Oncologica dell’Emilia-Romagna. Ha proseguito: «È importante anche considerare i modelli di sanità pubblica, valutando quanto si spende e quanto si guadagna in termini di qualità della vita. È cambiato il modo in cui curiamo i pazienti, e per questo motivo è fondamentale, in questa prospettiva, esplorare nuovi modelli organizzativi. Quando si introduce un’innovazione, essa deve essere sempre legata all’equità, per garantire che benefici tutti i segmenti della popolazione. Inoltre, è necessario che i modelli organizzativi siano in grado di gestire efficacemente l’innovazione nel nostro paese. I dati hanno dimostrato che, con l’introduzione di farmaci a target molecolari, la mortalità si è ridotta rispetto all’incidenza. I trattamenti resi possibili da queste terapie stanno modificando la storia naturale della malattia. Per quanto riguarda l’immunoterapia, essa ha avuto un impatto altrettanto significativo, cambiando radicalmente l’evoluzione della malattia. Tuttavia, se l’innovazione non è accompagnata da una modifica dei modelli organizzativi, il suo impatto può essere limitato. In ogni caso, l’innovazione deve essere sempre associata all’equità».

L’attività delle associazioni scientifiche

«L’Italia è un Paese molto eterogeneo, e la sfida principale consiste nel cercare di raggiungere tutti i pazienti oncologici e offrire loro le stesse terapie». Ha sottolineato la Dott.ssa Vittorina Zagonel, presidente Comitato Scientifico Aimac, già Direttrice dell’Uoc di Oncologia Medica 1 e del Dipartimento di Oncologia Clinica e Sperimentale presso l’Istituto Oncologico Veneto (Iov), Padova. «Questo obiettivo è stato in parte raggiunto grazie alle attività delle associazioni scientifiche, alla promulgazione di linee guida a livello nazionale che hanno diffuso le buone pratiche cliniche in tutti gli ospedali e a un maggiore coinvolgimento e consapevolezza dei pazienti. Per raggiungere questo risultato, è necessario disporre di competenze specifiche sul territorio o di modelli organizzativi che permettano di accedere alle competenze qualora non siano presenti nella struttura in cui si trova il paziente».

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