Venerdì 1 marzo 2024 è una data che segna un cambiamento di portata storica per le farmacie italiane: l’avvio del nuovo sistema di remunerazione. FarmaciaVirtuale.it ha raccolto l’opinione di Giovanni Petrosillo, presidente del Sunifar, il quale ha condiviso il suo punto di vista sulle modifiche introdotte, delineando un quadro di generale approvazione per il nuovo modello. Il cambiamento, lungamente atteso dalla categoria, ha lo scopo di rafforzare il ruolo delle farmacie, alla luce del sempre più radicato posizionamento sul territorio. Il presidente Petrosillo ha dunque esaminato i benefici che il nuovo sistema porterà per quanto attiene le modalità di remunerazione, l’impatto sulla distribuzione dei farmaci, e il supporto alle farmacie in aree rurali e a basso fatturato.

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Presidente Petrosillo, come valuta il nuovo modello di remunerazione per le farmacie introdotto dal 1° marzo 2024?

La valutazione non può che essere positiva. C’è una grande soddisfazione in Federfarma per aver completato finalmente un percorso partito diversi anni fa e recentemente ripreso, almeno a partire dal 2021, quando, si ripropose un nuovo sistema di remunerazione, ma, non essendovi né i presupposti né i tempi per approvare un nuovo modello, si riconobbe comunque la necessità di rafforzare le farmacie che in quel momento erano impegnate sul fronte della pandemia (vaccinazioni, tracciamento dei contagi, green pass, etc.). Così nacque la remunerazione aggiuntiva, erogata a partire dal quarto trimestre 2021, e poi prorogata fino ai giorni nostri, quando cioè si sono finalmente create le condizioni per poter passare al nuovo metodo di remunerazione delle farmacie.

Quali sono, secondo lei, i vantaggi del nuovo sistema per le farmacie?

I vantaggi sono importanti. Innanzitutto stiamo parlando della conversione della quota di spettanza delle farmacie per le erogazioni dei farmaci in regime Ssn, da una percentuale pura, ossia, dal 30 35% sul prezzo del farmaco al netto dell’Iva detratta degli sconti Ssn e del payback, a un modello che prevede invece una bassa quota percentuale (6% sul prezzo al pubblico al netto dell’Iva) e una serie di quote fisse. In tal modo, si è calcolato che il nuovo margine peserà per non più del 25% per la parte percentuale, mentre la parte fissa determinerà il restante 75% del margine. Ciò vuol dire che verrà dato ampio valore all’atto professionale, anche per i farmaci che oggi hanno prezzi molto bassi (la maggior parte), mentre si riduce per il Ssn il costo dei farmaci a medio e ad alto costo, senza però che vi sia per la farmacia un danno, anzi, l’impatto complessivo sarà nettamente positivo. Ristabiliamo così la sostenibilità della dispensazione dei medicinali in regime convenzionato e introduciamo le premesse per riportare i farmaci nelle farmacie di comunità.

Federfarma ha evidenziato che il nuovo modello dovrebbe facilitare il passaggio al territorio di farmaci a medio/alto costo: è veramente possibile? Qual è la sua opinione in merito?

Certamente. Come accennavo prima, qualora si dovessero trasferire dalla Dpc alla Convenzionata alcune categorie terapeutiche è facile calcolare che, ad esempio, per farmaci con prezzo medio attorno ai 50 euro, il maggior costo per il Ssn con la nuova remunerazione sarebbe minimo e comunque almeno di un quarto, un quinto, rispetto al maggior costo che si determinerebbe con l’attuale remunerazione. Indubbiamente, si dovrà valutare questi passaggi con attenzione: una metodologia che preveda un accurato monitoraggio e interventi in progressione, ma il primo passo è fatto.

Come pensa che il nuovo modello di remunerazione influenzerà la distribuzione dei farmaci e la gestione delle farmacie rurali e a basso fatturato Ssn?

Se parliamo di rapporti tra aziende farmaceutiche, distribuzione intermedia e farmacie, ossia, dei rapporti all’interno della filiera del farmaco, l’impatto sarà assolutamente neutrale: non cambiano gli sconti commerciali, ciò che cambia sarà esclusivamente il rapporto finale tra farmacia e Ssn nel rimborso dei farmaci erogati in convenzionata. Per quanto riguarda invece le farmacie rurali e a basso fatturato vi saranno importanti novità. Infatti, venendo meno gli sconti Ssn e i payback, si sono dovuti convertire i vantaggi in termini di sconti Ssn ridotti o di esenzione dagli sconti con l’impego di quote fisse aggiuntive. Ebbene, in questa conversione, anche per esplicito volere dei competenti ministeri nella logica del rafforzamento delle farmacie più deboli, non è stata rispettata l’equivalenza matematica, ma è stato previsto un apporto maggiore di risorse.

Come crede che il nuovo modello impatterà sul rapporto tra farmacie e Servizio sanitario nazionale (Ssn)?

Cambierà il calcolo della tariffazione e, conseguentemente avremo una nuova distinta contabile riepilogativa, e a questo ci siamo preparati per tempo. Abbiamo infatti proposto un modulo, compatibile con ogni distinta contabile in uso presso le diverse regioni. Lo schema rispecchia i risultati finali del software che elaborerà il nuovo sistema di calcolo, tenendo conto dell’eliminazione di sconti Ssn e payback e dell’applicazione delle diverse quote, percentuale e fisse, che determineranno il nuovo margine delle farmacie. Credo sia rilevante ricordare che non ci sarà più il problema della scopertura finanziaria a fine anno, come succedeva per la remunerazione aggiuntiva per via dell’esaurimento delle risorse stanziate regionalmente, come è successo dal 2021 ad oggi, in tutte le regioni con rare eccezioni. In effetti, le maggiori risorse previste dalla legge di bilancio per la nuova remunerazione sono invece quelle destinate alla spesa farmaceutica convenzionata, per la quale per il 2024 è stato fissato un tetto del 6,8%. Fatte le dovute stime, compreso il maggior costo per la nuova remunerazione, la previsione per il 2024 è di una spesa per la farmaceutica convenzionata che si attesterà al di sotto del tetto per circa 690 milioni di euro, una capienza che permetterà con tranquillità anche il trasferimento di farmaci al territorio.

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