Novartis Italia ha annunciato un investimento di 350 milioni di euro entro il 2025 per potenziare la capacità di innovazione scientifica nel Paese, collaborando con tutti i partner per il futuro: istituzioni nazionali e regionali, società scientifiche ed associazioni pazienti per reimmaginare la salute insieme e affrontare le principali sfide sanitarie del domani, prima tra tutte la riduzione delle disuguaglianze nell’accesso alle cure e all’innovazione. A farlo sapere è la stessa multinazionale, la quale ha reso noto che si tratta di «un percorso che – grazie alla firma di un protocollo di intesa con il Consiglio nazionale dei giovani, organo consultivo del Governo in tema di politiche giovanili – definirà la visione e le esigenze delle giovani generazioni che determineranno il futuro della salute nei prossimi anni».
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L’impegno di Novartis per il Paese. Gli investimenti riflettono il nuovo posizionamento dell’azienda, ora interamente focalizzato sui farmaci innovativi attraverso lo sviluppo di piattaforme altamente tecnologiche – come ad esempio le terapie avanzate, i radioligandi e i farmaci a base di Sirna – nelle aree con i maggiori bisogni medici: cardiovascolare, immunologia, neuroscienze, tumori solidi ed ematologia. Così, Novartis ha stanziato 350 milioni di euro entro il 2025 per potenziare l’innovazione scientifica e la produzione in Italia, a partire dai due poli di eccellenza di Torre Annunziata e di Ivrea. Il polo campano, con il suo campus, è un importante centro per l’innovazione, un riferimento per imprese e start up ad alta intensità di ricerca in cui vengono prodotte 140 milioni di confezioni all’anno per 118 paesi. Nel centro piemontese, invece, si sviluppano i radioligandi, l’ultima frontiera dell’oncologia di precisione capace di riconoscere selettivamente le cellule tumorali ed eliminarle senza danneggiare quelle sane. Anche questo stabilimento ha un’importanza strategica per i mercati internazionali, con oltre il 75% della produzione destinata all’estero.
Sostenere l’evoluzione del Sistema sanitario nazionale. L’impegno di Novartis Italia per il futuro della salute passa attraverso il lavoro a fianco di tutti gli attori del sistema Paese per massimizzare l’accesso alle cure e ridurre le disuguaglianze sanitarie. Nel dettaglio «in primo luogo, garantendo che l’Italia rimanga un hub strategico per gli investimenti in ricerca e sviluppo, ma anche collaborando alla creazione di modelli di accesso precoce che permettano ai pazienti italiani di beneficiare in tempi utili dei progressi scientifici che proprio la ricerca mette a disposizione. Infine, l’azienda si impegna a sostenere l’evoluzione del Sistema sanitario nazionale attraverso innovazione e partnership. Un impegno prima e oltre il farmaco che si concretizza in servizi in grado di migliorare il percorso di cura del paziente dalla diagnosi al follow up, all’efficienza dei centri così come alla gestione del trattamento».
Affrontare sfide sanitarie delle comunità. L’azienda ha l’ambizione di siglare almeno un accordo di partnership con ognuna delle 20 regioni italiane entro cinque anni per affrontare le sfide sanitarie delle comunità e collabora attivamente con il Consiglio nazionale dei giovani per integrare le necessità e le aspettative delle nuove generazioni nella costruzione della sanità del domani. Come sottolineato da Novartis, «i giovani tra i 18 e 24 anni sono senza dubbi gli italiani più proiettati nel futuro (45%) e anche i meno “fatalisti”: più di 8 su 10 sono infatti convinti di poterlo influenzare. Allo stesso tempo, però, sul futuro della salute sono tra i più pessimisti: il 41% crede che gli italiani staranno peggio entro 5 anni e addirittura il 55% entro 20 anni. Così per delineare la sanità del domani, Novartis Italia ha scelto di coinvolgere direttamente le nuove generazioni e ha avviato una collaborazione strategica con il Consiglio nazionale dei giovani per integrare le loro visioni, preoccupazioni e suggerimenti».
Il futuro della salute tra minacce e speranze. A incidere negativamente sulle previsioni degli italiani è la pressione sul sistema sanitario nazionale con la conseguente difficoltà ad accedere alle prestazioni sanitarie (42%), ma anche l’aumento dei tumori (38%), di malattie collegate a stili di vita errati (38%) e dei disturbi come ansia e depressione (37%). I medici, dall’altra parte, invitano a prestare attenzione anche ai rischi connessi alla carenza del personale sanitario e a episodi di burn out (35%), così come all’incremento di malattie croniche (33%). Pensando invece alle leve che potranno migliorare la salute del futuro, i cittadini guardano all’innovazione diagnostica (40%) e terapeutica (39%), ai progressi della ricerca scientifica (39%), all’avanzamento della tecnologia e della telemedicina (38%), ma anche alla diffusione di alcune pratiche come l’assistenza domiciliare (78%) e lo sviluppo di partnership pubblico-privato (72%).
Investimenti sull’innovazione, rafforzamento dei siti produttivi in Italia e partnership strategiche. Valentino Confalone, country president Novartis Italia, ha sottolineato che «investire sul futuro della salute e dunque sul futuro dell’Italia è un dovere per un’azienda come Novartis, fortemente radicata nel Paese e naturalmente proiettata al domani. Contribuiamo allo sviluppo del paese e al futuro della salute attraverso investimenti mirati sull’innovazione, rafforzamento dei siti produttivi in Italia e partnership strategiche. Così abbiamo deciso di investire in Italia 350 milioni entro il 2025 per rafforzare la nostra attività di ricerca e sviluppo e quella di produzione nei poli di eccellenza di Torre Annunziata e di Ivrea. La salute del domani non si può reimmaginare da soli: così lavoriamo al fianco delle istituzioni nazionali e regionali e collaboriamo con il Consiglio nazionale dei giovani per integrare la visione delle nuove generazioni nella sanità del futuro».
Capacità di ripensare a una nuova riorganizzazione. Andrea Costa, già sottosegretario alla Salute ed esperto in strategie di attuazione del Pnrr – Missione 6 salute, ha aggiunto che «siamo di fronte a un momento importante e strategico. La pandemia ci ha lasciato tanti insegnamenti ma uno su tutti è che le grandi sfide si affrontano insieme, facendo squadra. Mi auguro che questo sia l’approccio con cui affronteremo la grande opportunità del Pnrr. Ma non è solo un tema legato alle risorse. Dobbiamo avere la capacità anche di ripensare a una nuova riorganizzazione. Non possiamo affrontare le sfide di oggi con gli strumenti di ieri. Bisogna quindi ripartire dall’ascolto e dal confronto».
Dibattito ampio sulle giovani generazioni. Francesco Marchionni, consigliere di presidenza e vicario con deleghe alla Salute, al benessere e al servizio civile, ha precisato che «vogliamo aprire un dibattito ampio sulle giovani generazioni, per toccare la generazione dei giovani medici, dei giovani pazienti, dei giovani volontari del servizio sanitario e anche delle giovani istituzioni che rappresentiamo e che vogliamo che portino questi temi in politica abbiamo un sistema salute che ha una governance ancora legata al passato. Dobbiamo reimmaginarla e proiettata verso il futuro. Prendendo il positivo di quelle sfide che abbiamo da poco superato con la pandemia». Secondo Marchionni «i giovani credono che il sistema sanitario sia un principio cardine, ma in un’ottica più aperta. Con Cng, ad esempio, stiamo lavorando molto sul concetto di salute mentale. La pandemia ha generato problemi legati a un aumento dell’ansia e di disturbi alimentari tra i giovani. Ma se vediamo la salute fisica come un bene di tutti, la salute mentale è ancora un bene di pochi».
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