farmacistiL’idea dell’«anomalia tutta italiana» legata alle parafarmacie avanzata dalla deputata del Partito Democratico Silvia Fregolent, che ha proposto di indire un nuovo concorso con regole diverse, eliminando l’istituto dell’eredità delle farmacie, ha scatenato non poche reazioni. Per prima quella del senatore D’Ambrosio Lettieri, che ha ritenuto «sorprendenti e in parte preoccupanti le dichiarazioni rilasciate dalla deputata. Dalle liberalizzazioni punitive di ieri – ha aggiunto – siamo passati all’esproprio proletario di oggi», e poi quella del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, che ha rilevato «alcune evidenti incongruenze ed errori di valutazione». Diversi i commenti rilasciati dai professionisti del settore in seguito alla pubblicazione dell’articolo su FarmaciaVirtuale.it.
«Che la farmacia sia una delle maggiori fonti di attenzioni da parte della classe politica è sotto gli occhi di tutti – scrive Giuseppe – Non passa settimana che non si legga qualche proposta o iniziativa, in cui non ci siano valutazioni, suggerimenti, interrogazioni… quanta fantasia per una categoria che tutto sommato conta poche decine di migliaia di soggetti».
C’è chi si schiera al fianco delle dichiarazioni della deputata Fregolent, appoggiando l’affermazione secondo cui «la titolarità delle farmacie non può essere ereditaria», e chi ne prende le distanze. «Non è bello avere dietro al bancone titolari privi di merito – scrive un altro farmacista, Giuseppe – Ereditare una licenza avuta in seguito a un concorso non è bello e succede solo per le farmacie. Non è bello ostentare la propria arroganza.
Bisogna abbandonare l’idea che il farmacista che ha vinto la farmacia a concorso la possa trasferire ai figli: non è assolutamente giusto. È ora che si prenda coscienza di questa assurdità che si protrae dal ’68. Non possiamo permettere che chi ha acquistato la farmacia facendo grossi sacrifici venga privato del suo diritto sacrosanto». ». Dello stesso parere anche Caterina: «Troverei giusto che chi ha faticato tanti anni per avviare la farmacia, al pensionamento vendesse la licenza allo Stato sulla base del giro d’affari creato, venendo quindi ricompensato per i sacrifici fatti.
Non trovo assolutamente giusto invece – scrive Caterina – che la farmacia passi di padre in figlio: quando va in pensione il nostro dottore andiamo forse in automatico da suo figlio? Il figlio ha maggiori meriti di altri colleghi per avere la licenza concessa dallo Stato? No, gavetta per tutti, per favore». «I figli dei calciatori fanno i calciatori – dice invece Farmadeluso – I figli degli attori fanno gli attori. I figli dei farmacisti possono fare tutto ma non i farmacisti». Difende la sua posizione di vincitrice di un concorso la titolare Anna Maria, che scrive «Io ho vinto la sede in un paesino di 1200 abitanti 25 anni fa e voi pensate che non abbia fatto sacrifici per crearla dal nulla, farla crescere con la mia fatica quotidiana, con aggiornamenti, corsi e soprattutto con la disponibilità a 360 gradi verso i clienti-pazienti in cima alla montagna?».
Sul tema è intervenuta anche la titolare Anna: «Ci sono farmacisti che hanno fatto la gavetta – scrive – e si sono fatti le ossa negli anni come me, che ora ho una farmacia comprata indebitandomi per anni. Tanto lavoro e preoccupazioni, pochi utili e zero ferie. La farmacia in questo contesto è un’azienda molto difficile da gestire: ci vuole fegato». Secondo Paolo, «basterebbe vedere le farmacie in fallimento o quasi, per rendersi conto che il tempo in cui ci si arricchiva con la farmacia è finito. I margini operativi rispetto alla complessità della gestione consentono, se si è bravi, di portare a casa solo uno stipendio dignitoso». Non è dello stesso parere Giuseppe, secondo cui «le farmacie sono ottime aziende che, se gestite in maniera appropriata, riescono a dare grosse soddisfazioni». «Da tempo si registra da parte della politica l’assoluta mancanza di un progetto sulla farmacia – è la posizione di Gianni – Si parla di toglierle l’esclusiva della dispensazione di farmaci, poi si apre un concorso che ne aumenterà il 20% in numero, si introduce il capitale in farmacia e infine ci si ricorda che è attività sanitaria in concessione che, quindi, deve tornare allo Stato. Secondo il DDL Concorrenza i titolari dovrebbero regalare tutto allo Stato? Si creano incertezze che non incoraggiano certamente lo sviluppo del settore». Giuseppe, invece, chiede se «i colleghi che hanno acquistato una farmacia hanno fatto bene i loro conti.
Ogni investimento ha un rischio e sulle farmacie c’è stata una speculazione esagerata sino alla fine del 2010. Ogni volta che la politica ha cercato di mettere mano alle problematiche della farmacia si sono alzate barricate altissime. Questa difesa affannosa produce sempre cattivi risultati».

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