In audizione alla commissione Affari sociali della Camera, Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), ha sottolineato l’importanza di un intervento concreto della politica per semplificare l’attività quotidiana dei farmacisti. Le proposte sono state presentate nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie. Come spiegato da Mandelli «l’esigenza scaturita dalla pandemia di rafforzare la prossimità, di cui i farmacisti rappresentano il primo punto di accesso sul territorio, e l’ampliamento delle nostre funzioni per far fronte alle esigenze e alle aspettative degli italiani in un quadro di profondi cambiamenti che hanno interessato la sanità italiana, oggi si scontra con una grave carenza di personale e con una serie di oneri amministrativi che si ripercuotono sull’attività professionale, con pesanti ripercussioni sugli stessi pazienti, in termini di efficienza e qualità del servizio».
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Necessario intervento concreto della politica
Nel corso dell’audizione, Mandelli ha osservato che «c’è bisogno di un intervento concreto della politica per sburocratizzare l’attività quotidiana del farmacista e per rivedere alcune disposizioni riguardanti la gestione ordinistica che necessitano di essere ammodernate, ancor più dopo la fase pandemica. Gli Ordini sono la spina dorsale del sistema professionistico italiano e devono essere messi nelle condizioni di agire secondo leggi e strumenti in linea con le esigenze del mutato contesto in cui si trovano ad operare».
Focus sull’attività parlamentare
Il Presidente della Fofi ha poi ricordato che «all’esame del Parlamento ci sono due provvedimenti (“Ddl Semplificazioni» e “Ddl Semplificazioni-bis”) che contengono importanti norme per la semplificazione del lavoro dei farmacisti e di quello dei medici. Auspichiamo che possano concludere rapidamente il loro iter parlamentare, nell’interesse dei cittadini e del buon funzionamento del Servizio sanitario nazionale».
Riordino delle professioni sanitarie
Mandelli ha poi evidenziato che «un ambito sul quale riteniamo sia opportuno avviare una riflessione condivisa al fine di rivedere alcune disposizioni riguarda la legge 3/2018 sul riordino delle professioni sanitarie, che ad oggi, in attesa dell’approvazione del nuovo Regolamento previsto dall’Art. 4 della stessa legge, resta una riforma solo in parte attuata, oltre al fatto di esser stata approvata in epoca pre-Covid e dunque non più rispondente all’attuale contesto sanitario, totalmente stravolto dalla pandemia. In particolare, la complessità degli adempimenti amministrativi che gravano sugli Ordini territoriali per la loro natura di enti pubblici sussidiari dello Stato, risulta particolarmente onerosa per gli Ordini di piccole dimensioni, per i quali andrebbero previste soluzioni atte ad assicurarne la capacità organizzativa e strumentale necessaria per assolvere a quanto previsto dalla normativa vigente».
Durata degli organi direttivi degli Ordini
Il presidente Mandelli ha poi richiamato l’attenzione sul tema dei mandati e della durata degli organi direttivi degli Ordini delle professioni sanitarie, disciplinati dalla legge 21/2021. Secondo Mandelli «la pandemia ha comportato un impegno totalizzante dei sanitari nell’esercizio della professione, che ha impedito di dedicarsi in maniera attiva alle attività di rappresentanza ordinistica. Un ricambio totale dei vertici degli Ordini e delle Federazioni nazionali rischierebbe di privare gli organi direttivi dell’esperienza e delle competenze necessarie per operare all’interno del contesto ordinistico».
Le difficoltà operative della Cceps
Il Presidente ha rimarcato alcune difficoltà operative della Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie (Cceps), la “Corte d’appello” delle professioni sanitarie, che, a causa dell’attuale struttura organizzativa, resta priva di un adeguato supporto amministrativo. In particolare «tale situazione si ripercuote sul funzionamento dell’organo di giurisdizione, la cui attività sconta notevoli ritardi nella gestione delle pratiche riguardanti la professione di farmacista. Andrebbero, quindi, individuati altri componenti dotati delle competenze professionali necessarie all’esercizio di una funzione giudiziale, nonché riconosciuto un compenso per i sanitari che operano nella Commissione, al fine di ristorare l’impegno profuso nell’ambito della stessa e sottratto alle loro ordinarie attività professionali». Mandelli ha concluso che «si tratta di proposte concrete che vanno nella direzione di semplificare il lavoro quotidiano dei farmacisti, consentendoci di realizzare la nostra missione: dare risposte concrete e tempestive ai bisogni di salute di pazienti e cittadini».
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