liberalizzazioni farmacie«Come il Consiglio di Presidenza nazionale anche il Consiglio Direttivo di Federfarma Verona in queste ore è stato convocato in seduta straordinaria permanente per seguire la preoccupante e inaccettabile situazione delineata dalle proposte di liberalizzazione di Federica Guidi, ministro più che allo sviluppo direi all’….involuzione».

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Marco Bacchini, presidente di Federfarma Verona, l’Associazione dei titolari di farmacia che rappresenta oggi sul territorio 221 farmacie alle quali si aggiungono le 14 dell’Agec, fa la conta dei numeri e delle conseguenze spiegando cosa succederà a Verona se passasse l’ipotesi di proposta di legge del ministro Guidi.

«Negli ultimi 5 anni il sistema farmacie, forse l’unico in maniera così radicale, ha subito una serie di interventi in nome della concorrenza e delle liberalizzazioni che hanno messo in forte difficoltà, portandola sull’orlo del baratro, la farmacia stessa: apertura a livello nazionale di diverse migliaia di parafarmacie, abbassamento del numero di abitanti per farmacia, il cosiddetto quorum passato da 5.000 a 3.300 con la conseguente apertura, solo nella provincia di Verona di 49 farmacie (fra l’altro non ancora avvenuta visto che proprio in queste settimane verrà pubblicata la graduatoria in oggetto). Stiamo appena cominciando a vedere gli effetti negativi di quella lenzuolata che si ipotizza di abbassare ulteriormente il quorum da 3.300 a 1.500 abitanti aprendo altre 20.000 farmacie a livello nazionale, che tradotto in “veronese” significa 300 nuove farmacie sul territorio. Questo vuol dire – prosegue Bacchini – che nell’arco di un quinquennio si potrebbe passare dalle attuali 235 alle circa 580 farmacie scaligere con l’aggiunta di una trentina di parafarmacie. Ma come si può pensare – prosegue Bacchini – che il sistema possa reggere e migliorare il servizio soprattutto agli anziani, ai soggetti più deboli e ancor più nelle piccole realtà?

Oltre a ciò si propone l’uscita dalla farmacia dei farmaci di Fascia C che richiedono la ricetta (barbiturici, tranquillanti, pillole anticoncezionali, etc.) con possibilità di vendita anche nelle parafarmacie addirittura di quelle ubicate all’interno dei supermercati. Sarebbe come aggiungere benzina sul fuoco tanto è vero che questa ulteriore proposta sta preoccupando e non poco il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che evidenzia un grave pericolo per la salute dei cittadini e ribadisce che questa è materia del ministero della Salute e non di quello dello Sviluppo.

Queste ipotesi scellerate devono essere rimandate immediatamente al mittente-Guidi che probabilmente non immagina i catastrofici scenari che si delineano all’orizzonte: problematiche nella farmacovigilanza e di sorveglianza, chiusura certa delle farmacie nei piccoli centri, crollo di un sistema già in forte difficoltà (oggi sulle 17.000 farmacie oltre 4.000 sono in disagio economico e un 10 % di queste a rischio chiusura e quindi è matematico che aprendone tante altre la situazione non potrà che peggiorare togliendo servizi alla popolazione). Il fatto che molte farmacie siano in crisi apre la strada all’ipotesi di ingresso anche in Italia di mega catene di gestione con “big farma” che producono, distribuiscono e vendono i farmaci, e possiamo bene immaginare con quale conseguenza per i cittadini proprio ora che la farmacia a causa di nuove emergenze socio sanitarie è chiamata a diventare un presidio sanitario sul territorio ancora più importante. Se si pensa che l’attuale sia una situazione di monopolio con 17.000 diversi professionisti in convenzione (i farmacisti), allora aspettiamo quella futura, così come delineata dalla conseguenza dell’ipotesi in discussione: due o tre catene di grande distribuzione che monopolizzano, queste sì, la salute dei cittadini italiani.

Quello di Federfarma Verona – conclude Bacchini – è un appello alla salvaguardia della qualità del servizio farmaceutico territoriale, contro la globalizzazione e il depauperamento della rete-farmacie ed è inoltre un allarme alla popolazione affinché rifletta sulle ipotesi in maniera realistica immaginando lo scenario che questa volontà “liberalizzatrice” del ministro Guidi provocherà nella distribuzione del farmaco in Italia e quindi sulla salute di tutti noi».

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