Eugenio Leopardi, presidente dell’Unione Tecnica Italiana Farmacisti (Utifar) è intervenuto in merito al dibattito scatenato da una risoluzione presentata alla commissione Lavoro della Camera dal deputato Matteo Dall’Osso del Movimento 5 Stelle. Nel documento – il numero 7-00600 depositato lo scorso 11 febbraio 2015, la cui discussione preliminare è partita il 21 aprile – il parlamentare spiegava che la quota dovuta dai professionisti all’Enpaf, «siano essi titolari o collaboratori di farmacia o parafarmacia, (specialmente per i secondi che già hanno come ente pensionistico l’Inps), siano essi occupati o inoccupati, è decisamente alta, soprattutto in questo periodo di difficoltà economica. Il regime di contribuzione tiene infatti poco conto della situazione lavorativa del farmacista».
A tale osservazione hanno risposto, in un’audizione di fronte alla stessa commissione parlamentare tenuta il 20 maggio, il segretario della FOFI Maurizio Pace e il direttore generale Antonio Mastroianni, proponendo una contribuzione simbolica per i disoccupati involontari (modificandone i termini dell’iscrizione), e l’introduzione di un esonero esplicito in caso di altra copertura previdenziale obbligatoria, nonché l’avvio di «un’approfondita riflessione sull’opportunità di passare ad un sistema contributivo». Da parte sua, invece il presidente dell’Enpaf Emilio Croce ha spiegato che l’ente già oggi preveda nel caso di versamento ridotto un contributo previdenziale obbligatorio di 660 euro l’anno, 55 euro al mese. Per i farmacisti dipendenti, poi, è previsto il versamento della contribuzione di solidarietà, il cui onere è pari a 132 euro l’anno, 11 euro al mese. Mentre per i disoccupati la quota è di 44 euro l’anno a titolo di contributo di solidarietà.
Secondo Leopardi, «senza entrare nel merito, bisogna riconoscere che il quesito del deputato Dall’Osso ha stimolato importanti riflessioni sul nostro ente previdenziale. In questo momento di difficoltà generale, è condivisibile la proposta della Federazione degli Ordini di concedere un esonero a chi ha già un’altra copertura previdenziale obbligatoria e di escludere dal contributo obbligatorio chi è fuori dal mondo del lavoro». «Anche sul contributo dello 0,90 per cento da parte dei titolari di farmacia – prosegue il presidente dell’Utifar – è doverosa una riflessione senza pregiudizi. Sono profondamente mutate le condizioni economiche della farmacia rispetto a quando questo contributo è stato istituito. Previdenza vuol dire anche venire incontro nei momenti di difficoltà e non è certo sufficiente fare interventi verso i singoli: il problema va affrontato in generale con una riforma che ormai non è più rimandabile».
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