In un comunicato stampa congiunto, diramato il 23 ottobre 2024, Farmindustria ed Egualia hanno espresso le loro valutazioni sulla manovra di bilancio, per la parte relativa al settore farmaceutico, palesando sia elementi positivi che criticità non risolte. Come evidenziato dalle sigle «una prima lettura del testo della manovra di bilancio sulla farmaceutica fa emergere elementi positivi e alcune criticità non risolte». In particolare «la manovra in discussione se da un lato aumenta le risorse anche per i farmaci e antibiotici innovativi, dall’altro non riconosce il fisiologico trend di crescita della spesa farmaceutica in ospedale, che resta nettamente sottofinanziata. Con payback a carico delle imprese, pari a oltre due miliardi di euro nel 2024, che continuano a crescere e non sono più sostenibili».

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«Manovra non riconosce il valore degli investimenti e delle produzioni»

Secondo le rappresentanze dell’industria farmaceutica in Italia «la manovra non riconosce il valore degli investimenti e delle produzioni dell’industria farmaceutica nella nazione, perché non tiene conto dell’aumento esponenziale dei costi di tutte le materie prime. Il settore aveva chiesto un segnale di riduzione degli oneri sulle imprese e si ritrova invece nel testo della legge di bilancio una misura di aumento del margine a favore della distribuzione con la diminuzione di quelli dell’industria». Dunque «a nulla sono serviti gli allarmi ripetuti sull’urgenza di misure che garantiscano sostenibilità al comparto farmaceutico».

«Misure penalizzanti siano corrette e le criticità superate»

Alla luce di quanto evidenziato, Farmindustria ed Egualia hanno precisato che «riconosciamo al Governo attenzione allo straordinario valore strategico delle imprese farmaceutiche in termini di ricerca, occupazione di qualità, export, come dimostra tra l’altro il saldo estero positivo di oltre 10 miliardi di euro. Auspichiamo quindi che i Ministeri competenti confermino questa attenzione intervenendo perché nell’iter parlamentare le misure penalizzanti siano corrette e le criticità superate. Perché così non si accelera, anzi si frena la crescita dell’industria in Italia, che invece ha bisogno di essere competitiva in Europa e nel mondo».

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