Come riportato ai propri lettori da FarmaciaVirtuale.it, all’inizio di gennaio 2019 è stato presentato in Parlamento un disegno di legge che punta «alla legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati». La proposta è stata avanzata dal senatore del Movimento 5 Stelle Matteo Mantero. Ma, qualora una norma del genere fosse approvata, si tratterebbe di qualcosa che potrebbe in qualche modo incidere anche sul lavoro dei farmacisti? E sarebbe in grado, in particolare, di risolvere il problema della mancanza di materia prima per la fabbricazione di prodotti galenici?

[Se non vuoi perdere tutte le novità iscriviti gratis alla newsletter di FarmaciaVirtuale.it. Arriva nella tua casella email alle 7 del mattino. Apri questo link]

«È difficile immaginare che una legalizzazione possa modificare in profondità il nostro lavoro», commenta il farmacista Marco Ternelli. «Non voglio esprimermi nel merito delle argomentazioni favorevoli o contrarie al progetto in sé, ma è chiaro che se l’unico limite immaginato fosse quello della percentuale di THC contenuta, il rischio che si possa giocare sulle quantità per ottenere dosi particolarmente alte. In altri termini, se domani diventasse legale l’acquisto di cannabis, pur con un tasso di THC inferiore all’1%, qualcuno potrebbe decidere di comprarne 1 kg a, poniamo, lo 0,5%, ottenendo però ugualmente un grande quantitativo di sostanza stupefacente». Secondo il professionista, inoltre, dal punto di vista dell’approvvigionamento non cambierebbe con ogni probabilità granché.

«Questo perché – spiega – è probabile che per quanto riguarda le produzioni da parte dei farmacisti il ministero della Salute imporrebbe immediatamente dei paletti. Nessuno ha la sfera di cristallo ma si potrebbe immaginare che, per quanto riguarda le preparazioni galeniche, si direbbe che la sola cannabis consentita rimarrebbe quella prodotta dallo Stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze o quella importata a tale scopo dai Paesi Bassi o dal Canada. Senza dimenticare che, sempre dal punto di vista della nostra professione, in caso di trasformazione della sostanza si starebbe comunque creando qualcosa di diverso rispetto alla base iniziale. Se ad esempio io creassi un olio avrei di fatto creato un farmaco stupefacente, e lo avrei fatto senza autorizzazione. Il che mi porrebbe fuori dalla legge. A meno che, certo, non si decidesse di cambiare la normativa anche da questo punto di vista, cosa che però ritengo altrettanto improbabile».

© Riproduzione riservata

Non perdere gli aggiornamenti sul mondo della farmacia

Riceverai le novità sui principali fatti di attualità.

Puoi annullare l'iscrizione con un click. Non condivideremo mai il tuo indirizzo email con terzi.