“Il sistema sanitario nazionale sarà finanziariamente sostenibile e avrà un futuro se sarà capace di riportare la rete delle 18mila farmacie indipendenti al centro dell’accesso del paziente alle cure. Cioè, la farmacia del futuro non dovrà più essere solo un luogo di dispensazione di farmaci, ma anche il tramite fra medici e cittadini per la prevenzione, il punto di primo contatto del paziente per il preaccesso all’ospedale riducendo i ricoveri impropri, nonché il centro di successiva presa in carico del paziente cronico o anziano con una costante vigilanza sulla corretta aderenza al piano terapeutico azzerando gli sprechi di farmaci costosi”.
E’ una delle dieci proposte di “Farmacia Futura”, movimento nato dentro Federfarma per riformare e innovare il settore, avanzate al Governo e al Parlamento nazionali e alle Regioni dal presidente di Federfarma Torino, Marco Cossolo, durante l’incontro di ieri sera a Palermo con i farmacisti siciliani, cui hanno partecipato il vicepresidente dell’Ars, Giuseppe Lupo, e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
Cossolo ha lanciato la sfida: “La nuova Federfarma, attraverso le controllate Promofarma e Credifarma, dovrà aiutare le 18mila farmacie italiane a investire per dotarsi di modelli innovativi e digitalizzati – dal fascicolo elettronico del paziente alla comunicazione via social e web fino all’affiliazione in reti virtuali per calmierare i costi dei nuovi servizi – grazie ai quali superare la crisi che ha già portato 600 farmacie al fallimento e rendere il settore più sostenibile e capace di rispondere alla domanda di salute, anzitutto con la professionalità del farmacista e dei suoi collaboratori e poi integrandosi appieno con le strutture del servizio sanitario nazionale”.
Il presidente di Federfarma Palermo, Roberto Tobia, ha aggiunto che “la distribuzione diretta di farmaci tramite ospedali e Asp, secondo il monitoraggio Aifa gennaio-ottobre 2016, ha fatto aumentare la spesa farmaceutica di 630 milioni (+16,1%, +22,8% in Sicilia) portando 11 Regioni, fra cui la Sicilia, a sforare il tetto di spesa. Invece la rete indipendente di farmacie ha consentito di abbattere la spesa farmaceutica convenzionata di 256 milioni (-3,6%). Significativi risparmi si sono ottenuti anche con la Dpc, la distribuzione per conto di ospedali e Asp effettuata attraverso le farmacie territoriali, nonostante in ogni Regione vi siano modalità, costi ed elenchi diversi che creano discriminazioni fra cittadini dello stesso Paese: si pensi che nella sola Sicilia in un anno con la Dpc il servizio pubblico ha risparmiato 160 milioni. Per questo chiediamo che la farmacia sia considerata come una istituzione e che sia creata una Dpc nazionale unificata in cui ogni Regione abbia gli stessi elenchi di farmaci con modalità di accesso e costi base uguali”.
La necessità di affiliare le farmacie indipendenti in reti virtuali per salvarle dall’aggressione del capitale e tutelare il diritto costituzionale alla salute è stata evidenziata da Francesco Cavone, direttore della Supplier Service Italy, la cui analisi ha evidenziato come “nei Paesi europei che hanno liberalizzato il settore la quota maggioritaria di mercato sia oggi controllata da catene riconducibili a multinazionali e, in particolare in Polonia, solo il 18% sia rimasto alle farmacie indipendenti. Con la prossima approvazione del Ddl Concorrenza che apre al capitale in farmacia, prevediamo che il 10% di strutture passerà in mano a catene di proprietà, si ridurrà il numero dei grossisti e il resto delle farmacie si aggancerà a catene virtuali. Su questo già si stanno muovendo fondi europei che operano nel campo dell’health care. Ma le farmacie italiane possono resistere: già oggi 6mila sono affiliate a dei network, basterebbe organizzarsi in tempo”.
Silvia Pagliacci, portavoce delle farmacie rurali in “Farmacia Futura” e presidente di Federfarma Perugia, ha evidenziato la richiesta delle rurali di “potere continuare a lavorare con serenità nelle zone disagiate, sulle montagne e nei centri con pochi abitanti dove svolgiamo guardia h 24 e mettiamo i nostri locali al servizio delle comunità in paesi dove lo Stato ha chiuso tutti i presìdi pubblici. Ci sono farmacie che battono appena 7 scontrini al giorno, eppure persino nelle zone terremotate del Centro Italia non abbiamo mai interrotto il servizio. Ora rischiamo di chiudere perché, dopo i tagli, ci vogliono pure togliere l’indennità. Siamo aperti alle proposte della base. Già oggi chiediamo misure per l’innovazione e il rilancio delle rurali, affinché i cittadini che vivono nelle zone disagiate abbiano gli stessi diritti di cura di quelli che abitano nelle aree urbane”.
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