farmacista profugoLa questione risale ormai a qualche anno fa. Quando – come raccontato dall’edizione trentina del Corriere delle Alpi – il farmacista italiano Mohammad Mahloul El Zennar, titolare di una farmacia in Siria fino allo scoppio della guerra, è arrivato in Italia con lo status di profugo. Un anno dopo essere sbarcato nel nostro Paese (e dopo essersi iscritto all’Ordine dei farmacisti di Padova) ha chiesto l’autorizzazione all’apertura di una farmacia, sulla base di una legge del 1981, secondo la quale un profugo con cittadinanza italiana, che era titolare di una farmacia nello Stato di provenienza, ha diritto ad aprirne una in Italia, a patto che presenti la propria domanda entro tre anni (e nei limiti della disponibilità della pianta organica).
El Zennar aveva avanzato la richiesta a tre regioni: Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e provincia di Trento. Solo quest’ultima ha risposto in modo positivo. Ma solo inizialmente: dopo qualche tempo, infatti, la stessa amministrazione locale ha deciso di interpellare il ministero della Salute prima di concedere il via libera definitivo. Il dicastero però, a sua volta, ha spiegato che la competenza non era sua bensì del ministero degli Interni. Quindi, dal Viminale la risposta è stata che sono gli enti locali a dover decidere. E siccome la residenza del profugo risultava a Padova, la provincia di Trento si è dichiarata «non competente» a farlo.
Il quotidiano locale ha raccontato, il 20 novembre, l’esito della vicenda. Fortunatamente positivo per El Zennar: gli avvocati del farmacista hanno presentato infatti un ricorso al Tar, e i giudici amministrativi hanno accolto la richiesta, “rimproverando” anche la provincia autonoma per non aver proceduto subito all’assegnazione di una farmacia. I battenti di quest’ultima potranno a questo punto aprire: El Zennar sarà dietro al banco nella sede numero 33 nell’Oltrefersina.

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