
Secondo Peretti, ciò potrebbe andar bene in altri esercizi commerciali, ma per le farmacie dovrebbe essere diverso. «Noi abbiamo molto di più: siamo dei professionisti. Ma ancor più grave è che siamo talmente abituati a vedere le cose in questo modo, che si accetta perfino il pagamento in merce, fatto che grida vendetta. Così non si posta l’attenzione sul valore del lavoro che si fa. La merce può inoltre deprezzarsi, è soggetta al mercato. E soprattutto non tiene conto del valore aggiunto che le si dà. Ciò è impensabile in un’ottica di sviluppo».
«Nella riforma della Tariffa nazionale – prosegue la farmacista – si è fatto un passo epocale che pochi hanno capito: si è passati dal raddoppio del prezzo della sostanza alla nuova impostazione secondo la quale ad essere remunerato è il lavoro effettuato. È una rivoluzione. Ma anche lì ci siamo fermati e non siamo andati oltre. Invece dobbiamo continuare a lottare per cambiare il sistema».
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