«Per quale motivo come professionisti non riusciamo a progredire? Perché non riusciamo a pensare da professionisti, lo facciamo ancora troppo da venditori. Non che ci sia qualcosa di male a vendere. Tutti coloro che si pongono di fronte al pubblico vendono qualcosa, ma i professionisti devono vendere il loro lavoro». Il pensiero della farmacista Bianca Peretti sul tema è stato affidato ad un video pubblicato sul network YouTube, nel quale osserva: «Un avvocato ragiona pensando che deve trovare le soluzioni migliori per i propri clienti. Il medico pensando che deve curare il maggior numero di persone possibile e che anche quando non arriva alla guarigione deve poter dar loro un beneficio. Un farmacista troppo spesso ragiona sulla base di quanti pezzi ha venduto al giorno, alla settimana o al mese. Non si preoccupa di che cosa propone, perché ha focalizzato la propria attenzione sul prodotto, sul marketing, sul posizionamento».
Secondo Peretti, ciò potrebbe andar bene in altri esercizi commerciali, ma per le farmacie dovrebbe essere diverso. «Noi abbiamo molto di più: siamo dei professionisti. Ma ancor più grave è che siamo talmente abituati a vedere le cose in questo modo, che si accetta perfino il pagamento in merce, fatto che grida vendetta. Così non si posta l’attenzione sul valore del lavoro che si fa. La merce può inoltre deprezzarsi, è soggetta al mercato. E soprattutto non tiene conto del valore aggiunto che le si dà. Ciò è impensabile in un’ottica di sviluppo».
«Nella riforma della Tariffa nazionale – prosegue la farmacista – si è fatto un passo epocale che pochi hanno capito: si è passati dal raddoppio del prezzo della sostanza alla nuova impostazione secondo la quale ad essere remunerato è il lavoro effettuato. È una rivoluzione. Ma anche lì ci siamo fermati e non siamo andati oltre. Invece dobbiamo continuare a lottare per cambiare il sistema».
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