Come cambia il lavoro del farmacista in una società di capitali? Un lettore ha raccontato a FarmaciaVirtuale.it la propria esperienza: «Inutile dire – spiega – che la società punta gran parte della propria attenzione al profitto, ma era così anche per la farmacia tradizionale e il farmacista sentiva la pressione della vendita e del fatturato anche prima dell’arrivo delle società di capitali. Il vero cambiamento sta in altri aspetti».
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Secondo il farmacista, la «prima differenza sostanziale sta nella caratterizzazione della farmacia: quella tradizionale osserva e conosce il tipo di clientela che le appartiene ed in base a questo modella i propri spazi ed i propri prodotti. La società di capitali invece livella tutti: non esistono differenze. È un po’ come il Mc Donald’s: puoi essere in qualsiasi posto del mondo ma quando vedi il simbolo del Mc Donald’s sai già esattamente che cosa troverai là dentro». In questo senso, «nella farmacia gestita da società di capitali ci sono tanti prodotti nuovi ed una velocità incredibile nel cambiarli. Appena ti abitui a consigliarli, è già arrivato il momento di sostituirli con altri. Questo mina la credibilità del farmacista che fino ad un mese prima decantava i pregi di un determinato integratore per il colesterolo ed ora fa lo stesso con un altro non avendo più il vecchio. Inoltre la scelta dei prodotti non è dettata dalla bontà di questi ultimi, dalla loro composizione, dalla concentrazione dei loro attivi, ma solo ed esclusivamente dalle condizioni commerciali per il loro acquisto; ciò lo conferma il fatto che molto spesso negli uffici commerciali delle società di capitali le figure presenti non sono farmacisti e non hanno alcuna competenza nel discriminare la bontà o meno di un prodotto».
Il farmacista sottolinea quindi la presenza di «tantissime offerte, sconti, premi, omaggi, tessere fedeltà, accumulo punti». In termini di organizzazione interna, invece, «il problema principale è che non esiste più un capo: se sorge un dubbio di qualsiasi tipo lo si chiede al direttore, che lo chiederà al suo superiore, che a sua volta lo chiederà al suo di superiore», in una «gigantesca piramide». Per quanto riguarda la comunicazione interna, inoltre, «l’unico metodo tollerato è la mail». Per cui, «se hai un dubbio tendenzialmente te lo tieni e continui a lavorare, sperando che nessuno ti chieda mai niente a tal riguardo».
Infine, il farmacista evidenzia «il problema delle procedure: se prima si era alla ricerca del metodo più veloce per erogare un farmaco, ora viene introdotta una procedura lunghissima e macchinosa per la stessa erogazione perché là sopra, nella piramide, devono controllare tutto quello che fai». Per tutto ciò, la conclusione alla quale giunge il lettore è decisamente negativa: «Quella gestita dalle società di capitali è una farmacia snaturata, nella quale lavora un farmacista snaturato». Che «perde di vista il cliente, il farmaco, la formazione continua che dovrebbe avere in materia di salute, sopraffatto da prodotti e procedure che appartengono alla grande distribuzione».
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