L’intelligenza artificiale (Ia) è una risorsa sempre più rilevante nel settore della farmacia di comunità. Secondo il position paper pubblicato il 26 giugno 2025 dal Pharmaceutical group of the european union (Pgeu), l’Ia può aiutare alla trasformazione del settore con l’automazione di attività amministrative, la gestione efficiente delle scorte, e il potenziamento della comunicazione con gli utenti. Tuttavia, nel documento il Pgeu ha messo in luce il fatto che l’impiego di tali tecnologie deve sempre affiancarsi, e non sostituirsi, al giudizio professionale dei farmacisti.
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Le potenzialità dell’Ia nel supporto ai farmacisti
Tra i vantaggi identificati dal Pgeu vi è la capacità dell’Ia di ridurre il carico logistico e amministrativo, consentendo ai farmacisti di dedicare più tempo alla consulenza personalizzata e alla gestione della terapia farmacologica. Strumenti basati su algoritmi predittivi possono inoltre anticipare carenze di medicinali, migliorando la pianificazione degli approvvigionamenti. L’analisi di grandi volumi di dati permette di identificare interazioni farmacologiche o effetti avversi, supportando decisioni cliniche più informate. Altro ambito di applicazione riguarda la comunicazione con i pazienti, dove chatbot e sistemi di messaggistica automatizzata possono gestire richieste semplici, lasciando ai farmacisti il compito di affrontare questioni complesse. L’integrazione di tali tecnologie richiede però interoperabilità con i software già in uso, per garantire un flusso di lavoro coerente e sicuro.
Questioni etiche e necessità di regolamentazione
Per il Pgeu l’adozione dell’Ia nella farmacia di comunità solleva interrogativi legati alla privacy, alla trasparenza degli algoritmi e alla responsabilità professionale. Il Pgeu invita a stabilire linee guida chiare per l’utilizzo di tali strumenti, con particolare attenzione alla protezione dei dati sensibili e alla prevenzione di bias discriminatori. Il Pgeu ha auspicato che i farmacisti vengano adeguatamente formati all’utilizzo consapevole dell’Ia, aggiornando i curricula universitari e promuovendo programmi di formazione continua. Secondo la sigla, infatti, solo attraverso l’approccio strutturato e regolamentato sarà possibile sfruttare appieno le potenzialità della tecnologia, mantenendo al centro la relazione tra professionista e paziente.
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