Nel corso del mese di gennaio del 2018, FarmaciaVirtuale.it ha raccolto presso l’Enpaf i dati aggiornati relativi al tasso di farmacisti che risultano, ad oggi, senza un posto di lavoro. Le informazioni ricevute sono appare positive, con un valore della quota di disoccupati in calo dello 0,9% nei soli secondi sei mesi del 2017 (un trend potenziale annuo, dunque, pari al -1,8%). Come già sottolineato dal presidente del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti Vincenzo Devito, tuttavia, anche Francesco Imperadrice presidente del Sindacato nazionale dei farmacisti non titolari (Sinasfa), ha evidenziato che i dati Enpaf fotografano soltanto una parte del problema. «Sono moltissimi – osserva Imperadrice – i farmacisti che nel corso del tempo hanno deciso di cancellarsi sia dall’Ordine di appartenenza che dall’Enpaf. Ciò perché trascorso un periodo di cinque anni, durante il quale possono beneficiare di una riduzione dell’85% sui contributi previdenziali, poi si troverebbero costretti a versare la metà della quota. Il che diventa ovviamente particolarmente difficile per chi si suppone non abbia grandi possibilità economiche, essendo appunto disoccupato». Per ottenere un quadro più completo del vero numero di laureati in farmacia che non hanno un impiego, il dirigente del Sinasfa ritiene che «dovrebbero essere i cento Ordini dei farmacisti a rendere noti i dati relativi a coloro che si sono cancellati». Per ora, dunque, non esistono cifre ufficiali, salvo quelle che si possono dedurre tenendo conto del numero di nuovi laureati che ogni anno escono dalle università. A questi ultimi, secondo Imperadrice, «è anche difficile dare qualche consiglio su come muoversi per trovare un lavoro. La realtà è che il sistema farmacia è ancora bloccato e chiuso. Forse qualcosa si muoverà con l’arrivo del capitale, visto l’ottimo lavoro che ha dimostrato di saper fare all’estero un gruppo come Walgreens Boots Alliance. Al contrario, ad esempio, i concorsi hanno portata limitata, tenuto conto del fatto che esistono le piante organiche e che l’indice demografico è quello che è. E anche aprire una parafarmacie è una via rischiosa: noi lo diciamo da tempo. È per questo che lasciare che escano tutti questi laureati dalle università, nel sistema attuale, non ha molto senso».
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