professionisti della saluteLa comunicazione tra professionisti della salute attraverso i social media rappresenta un importante strumento, in grado di migliorare i rapporti tra ricercatori. A spiegarlo è uno studio pubblicato dall’International International of Economics & Management Sciences e intitolato “Professional Social Media: Instrument to Meet Researcher and Healthcare Instruments with a Model for a New Scientific Social Network”. L’analisi è stata condotta da Mauro Luisetto, Mobin Ibne Mokbul e Luca Cabianca, e punta ad offrire una panoramica delle relazioni esistenti tra l’uso di social network come Linkedin, Slideshare, Research gate, PubMed, NCBI, Facebook o Skype e le ricerche in tema di salute. Lo sviluppo di questo tipo di strumenti per la comunicazione, infatti, ha fatto sì che numerosi studiosi li utilizzino anche a scopi prettamente lavorativi. «In questo modo, persone con interessi negli stessi campi possono facilmente incontrarsi, condividere esperienze e produrre paper o articoli con altri coautori», si legge nello studio. Quest’ultimo ha in particolare specificato che il 31% dei professionisti della salute usa i social network per ragioni professionali, così come il 26% degli ospedali degli Stati Uniti. Inoltre, «il 60% dei medici ritiene che i social media siano in grado di migliorare la qualità delle cure fornite ai pazienti», mentre «i due terzi di loro li utilizzano a scopi professionali, spesso preferendo i forum alle comunità online di soli dottori». In altre parole, «gli strumenti della Information and Communication Technology sono sempre più al servizio di ricercatori, scienziati, docenti universitari e studenti». Soprattutto per quanto riguarda servizi come PubMed e Linkedin. Anche perché «differenti studiosi possono in questo modo verificare in che modo i loro campi siano osservati da differenti discipline, il che garantisce uno sguardo più completo». Ma le applicazioni possono anche essere più “locali”, come nel caso di social media utilizzati «all’interno di un singolo ospedale per mettere in contatto più professionisti che sono impegnati nelle cure di un singolo paziente».

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