farmacieLe mafie sono evolute: da tempo ormai hanno cominciato ad utilizzare nuove forme di riciclaggio per “ripulire” il denaro che viene intascato grazie ad attività criminali. E tra i metodi utilizzati c’è anche l’investimento nelle farmacie. A spiegarlo – riferisce un articolo pubblicato da la Città di Salerno – è stato il procuratore capo del capoluogo campano, Corrado Lembo, in un’intervento tenuto in occasione della presentazione del libro “Stato e criminalità”, pubblicato a cura dell’associazione Società Libera. Secondo quanto riportato dal quotidiano locale, Lembo ha dichiarato che «la capacità di comprensione per combattere le mafie è diventata una priorità e una pregiudiziale. Se non si capisce bene questo fenomeno sarà difficile contrastarle». Il procuratore mette in guardia, in questo senso, soprattutto sulla capacità del crimine organizzato di mimetizzarsi nella società civile, sfruttando consulenze, professionisti, laureati. Anche nelle farmacie. «Oggi il mafioso o il figlio del mafioso frequentano gli ambienti della cultura, studiano in facoltà ben individuate. Perché si laureano in farmacia? – si chiede Lembo – Perché le farmacie sono veicoli di riciclaggio».
Un fenomeno che origina, spiega Marcello Ravveduto, referente del presidio di Libera a Salerno, dalla natura stessa delle mafie, che «sono un corpo intermedio perché sono un prodotto della società civile, non dello Stato. Proprio per questo, con la crisi dello Stato, le mafie si sono riversate nel mercato, nuovo modello a cui adattarsi». In un’area come quella di Salerno, ad esempio, «non c’è una criminalità storicamente radicata», prosegue Ravveduto, ma «i clan ci sono, perché benché non abbiano il controllo diretto del Comune, delle amministrazioni, degli appalti, cioè dello Stato, hanno il controllo del narcotraffico».
Nei giorni scorsi – come riportato da FarmaciaVirtuale.it – avevano destato scalpore le dichiarazioni di Roberto Tobia, presidente di Federfarma Palermo-Utifarma, che aveva ammonito circa il rischio di ingresso dei capitali mafiosi nelle farmacie, in Sicilia, in virtù delle nuove norme contenute nel Ddl sulla Concorrenza.

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