Il Corriere della Sera ha analizzato sulla propria edizione online le questioni del parallel trade di farmaci, da tempo al centro del dibattito nel settore sanitario, e dei furti di medicinali. Il quotidiano ha illustrato il funzionamento del commercio parallelo, sottolineando come si tratti di una pratica legale: «Grossisti e farmacisti autorizzati comprano medicinali destinati al mercato italiano, che mediamente costano il 30% in meno rispetto al resto d’Europa perché è il Servizio sanitario nazionale a negoziare il prezzo con l’industria farmaceutica, poi rivendono i medicinali su mercati dove i prezzi di vendita sono superiori, come in Germania, nel Regno Unito o nei Paesi scandinavi, e quindi guadagnano sulla differenza. Tanto per fare un esempio, un farmaco molto utilizzato per la malattia del Parkinson, costa alla farmacia in Italia 53,10 euro contro gli oltre 270 della farmacia in Germania».
Tanto più, ha spiegato Fabrizio Gianfrate, docente di Economia sanitaria alla Luiss di Roma, che «la normativa tedesca prevede che i farmacisti siano obbligati a vendere almeno il 7% dei propri farmaci da importazione parallela, perché questo comporta dei risparmi per la sanità pubblica tedesca». Per questo, non di rado capita che alcuni medicinali siano difficilmente reperibili in Italia. «Secondo i grossisti però – prosegue il Corsera – una parte di responsabilità ricadrebbe anche sulle aziende produttrici, che per cercare di arginare le esportazioni parallele limiterebbero i quantitativi “a monte”». Ma «le aziende a loro volta respingono l’accusa al mittente».
Anche la questione dei furti viene affrontata dal quotidiano, che sottolinea come «dal 2012 bande specializzate abbiano messo a segno furti in ospedale e nelle Asl», oltreché assaltato Tir «per impossessarsi di medicinali come gli antitumorali ad alto valore aggiunto e rivenderli all’estero». I numeri, grazie al programma europeo di contrasto coordinato dall’Aifa, sono ormai in calo; tuttavia, il mercato illegale garantisce ancora «cifre da capogiro e la criminalità organizzata sembra avere adottato una strategia diversa: quella della sottrazione continua di singoli pezzi effettuata direttamente nelle farmacie, difficilmente oggetto di denunce. La vendita sarebbe poi assicurata attraverso il mercato nero nazionale o nei Paesi extra Ue».
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