«Differenziare, tramite l’apposizione dell’indicazione terapeutica sulla ricetta, le prescrizioni “on label” da quelle relative al trattamento della malattia Covid-19» e «adottare, ove possibile, dei regimi di distribuzione differenziale per le diverse indicazioni, prevedendo la possibilità di una distribuzione maggiormente controllata (tramite farmacia ospedaliera o distribuzione diretta) delle quote di farmaco da destinare al trattamento dei pazienti COVID-19 (si ricorda, a tale proposito, che l’uso profilattico di idrossiclorochina non è raccomandato al di fuori di studi clinici)». Si tratta delle nuove indicazioni dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) diramate per scongiurare la carenza di idrossiclorochina, principio attivo del farmaco Plaquenil che, secondo quanto comunicato da diversi farmacisti territoriali e associazioni di pazienti, sta facendo registrare fenomeni di indisponibilità sul territorio.

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L’Agenzia riferisce che le misure sono intraprese al fine di «garantire la continuità terapeutica dei pazienti affetti da patologie di ambito reumatologico già in trattamento cronico con idrossiclorochina e assicurare la disponibilità del farmaco anche per i pazienti con malattia COVID-19 (evitando al contempo fenomeni di accaparramento), si suggerisce di intraprendere, adattandole alle esigenze e all’organizzazione locale, le seguenti misure».

In una nota inviata alle autorità governative lo scorso aprile i farmacisti Pasquale Sechi, Luigi Sauro, Alfredo Orlandi e  Roberto Grubissa, avevano rilevato che «il prodotto in questione è stato richiesto dai firmatari, nei depositi attivi nelle provincie di Belluno, Campobasso, L’Aquila ed Oristano, tutte provincie a forte impatto di realtà rurali, ricevendone sempre la dizione mancante». Ciò anche alla luce del fatto che, secondo quanto scrivono i farmacisti, «in questi giorni vi è un continuo e convergente dibattito sul cercare di “curare” eventuali sintomatici sul territorio piuttosto ché far riferimento e conseguentemente intasare gli ospedali riservando ad essi i casi più gravi».

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