All’indomani della pubblicazione del Ddl Concorrenza, Assofarm ha promosso un tavolo di confronto informale tra alcuni dei maggiori esperti italiani della farmaceutica italiana, commercialisti di forte esperienza del settore, giornalisti sanitari e una rappresentanza di nostri associati. Non solo i vertici della nostra federazione, ma un po’ tutti gli intervenuti, avevano necessità di meglio comprendere quale potesse essere il futuro della farmacia italiana dopo un provvedimento che la spingerà sempre più verso un contesto di mercato. L’approccio non solo fortemente interdisciplinare dei partecipanti, ma anche il loro diverso grado di coinvolgimento, ha aperto a nuove visioni e a prese di posizioni più consapevoli. Non sono certo mancate posizioni decisamente negative sulla farmacia. Pareri assai autorevoli che la immaginano sempre più confinata ai margini del sistema sanitario nazionale e ridotta alla pura vendita di farmaci da banco, generici, prodotti salutistici. Colpa prima di tutto delle farmacie, si è detto, che in passato hanno volontariamente perso alcuni treni dell’innovazione preferendo più comode posizioni ostruzionistiche.
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L’esperienza e il peso professionale di chi ha parlato in questi termini non ci permette di liquidarlo con facilità, ma è altrettanto chiaro che ad una federazione come Assofarm spetta il compito di fare il possibile perché ciò non accada. Né peraltro è possibile immaginare una strategia di difesa basata sull’allarmismo sanitario. Ogni volta che dalle Istituzioni si balena la fuoriuscita della fascia C dalla farmacia, dal nostro settore si paventa un futuro di iperconsumo farmaceutico, intossicazioni di massa, spese folli per Stato e famiglie. La dimensione apocalittica di tutto ciò non è realistica. La farmacia italiana avrà un futuro non se sarà capace di difendere le posizioni attuali, ma se saprà rispondere in maniera competitiva al quadro mutato del mercato e dell’assetto sanitario pubblico.
Tre quindi i grandi argomenti su cui dovremo lavorare in futuro.
Il primo sarà sicuramente quello di regolamentare l’entrata del capitale nella farmacia. La novità introdotta dal recente disegno di legge è realtà ormai consolidata in molti altri paesi europei, perché quindi non accettarlo anche qui in Italia? Al pari però di quanto avviene altrove, devono essere posti dei paletti a tutela del pluralismo di mercato. In futuro ci batteremo quindi perché vengano introdotti limiti al numero di farmacie possedute da un unico soggetto o limiti alla percentuale di proprietà che un socio di capitale potrà possedere. Ma richiameremo anche la necessità di rispettare le incompatibilità tra professioni farmacistica e medica, già esistenti nella normativa vigente.
Il secondo grande ambito di lavoro sarà quello di diventare noi stessi soggetti più grandi in termini di capacità manageriali, fatturati, farmacie possedute da un’unica azienda. Da tempo parliamo di unioni tra aziende farmaceutiche pubbliche, gruppi di acquisto e gestioni unificate di funzioni amministrative. È ora di passare ai fatti. Vogliamo insomma cambiare diametralmente prospettiva: da uno sguardo difensivo verso una nuova norma, ad un’azione propositiva stimolata da quella stessa norma. Non possiamo fermarci alla pura denuncia degli errori contenuti nel DDL, non possiamo nemmeno limitarci ad una pur importantissima attività di lobbing lungo tutto il suo iter parlamentare. Dobbiamo anche assumerci l’impegno di rispondere positivamente agli input riformatori che arrivano dalla politica. Se davvero crediamo che la rete nazionale delle farmacie comunali abbia dei vantaggi competitivi, dobbiamo concretizzarli in maniera aderente ad una realtà diversa dall’attuale.
Infine, ci batteremo per far ritornare i farmaci innovativi in farmacia. La questione della distribuzione diretta ritorna periodicamente nell’agenda di settore: da un lato le Asl che rivendicano maggiore competenza tecnica, dall’altro le farmacie che ritengono di poter fornire un servizio geograficamente più prossimo al cittadino. Assofarm non nega la necessità di specifici aggiornamenti professionali da parte dei farmacisti territoriali, ma al contempo pone una questione di vigilanza su questo ambito del tutto particolare. Le farmacie ospedaliere distribuiscono in una sola volta grandi quantità di farmaci ai propri pazienti. Si tratta di un’operazione con finalità logistiche: in questo modo il paziente non è costretto a tornare troppo spesso in ospedale per rifornirsi di medicinali. Si tratta però di farmaci il cui valore può anche superare i mille euro a pillola. Se non c’è un controllo rigido sulla corrispondenza tra volumi di medicinali distribuiti e tempo di consumo, è evidente che si rischia di favorire il mercato illegale di farmaci ad altro valore economico. Se la farmacia territoriale potesse distribuire questi farmaci, sarebbe più facile ridurre i volumi di volta in volta consegnati al paziente e conseguentemente controllare la loro aderenza ai tempi di consumo prescritti dalla terapia.
La farmacia non è investita da alcun diritto divino all’esistenza perpetua. In futuro continueremo ad esistere solo se sapremo tanto influenzare il cambiamento istituzionale, quanto se riusciremo ad avere una ragion d’essere in una società mutata. Dovremo imparare ad essere fornitori di medicinali in un contesto in cui lo Stato sarà diverso da quello che è stato fino ad oggi, così come diversi saranno il mercato, gli atteggiamenti di acquisto dei cittadini e i loro bisogni sanitari. Oggi noi riteniamo ineluttabile (e peraltro non del tutto negativo) che il futuro richiederà maggiore concentrazione aziendale, maggiore diversificazione delle compagini societarie, ma anche più territorialità e più componente consulenziale per la farmacie. Il maggiore ostacolo all’evoluzione del nostro settore è la tacita convinzione che si possa tergiversare, attendere, avanzare scuse nell’infantile speranza che tutto rimanga come sempre. Salvo poi un giorno scoprire che il tempo utile per rimanere al passo coi tempi è già passato e non ritornerà più.
Dobbiamo invece accettare il fatto che il segreto per andare avanti, diceva Mark Twain, è iniziare.
Venanzio Gizzi
Presidente Assofarm
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