giombini adf«L’assistenza sanitaria universale è stata indubbiamente un elemento di progresso civile che va salvaguardato, fermando l’erosione denunciata da parecchi segnali e voci sempre più allarmate». A spiegarlo è Mauro Giombini, presidente dell’Associazione Distributori Farmaceutici (ADF), in un editoriale apparso sul notiziario “Il Quaderno della distribuzione farmaceutica” in occasione del 40esimo anniversario della nascita del Servizio sanitario nazionale.

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Il dirigente ha ricordato in questo senso le parole del presidente della Fofi Andrea Mandelli che ha raccomandato di riorganizzare l’assistenza riducendo il ricorso all’ospedale e «a cure di secondo livello intrinsecamente più costose». «I farmaci dispensati dal Ssn a tutti i cittadini – prosegue Giombini -, a fronte al massimo di un modesto ticket, sono stati il fattore decisivo della centralità della farmacia come presidio sanitario del territorio, fondata sulla completezza e sulla tempestività di consegna dei farmaci garantita dalla nostra attività di distribuzione, che ha ridotto su valori minimi il magazzino della farmacia. La logistica del distributore intermedio si colloca infatti ai massimi livelli di efficienza e qualità, con un alto grado di automazione degli impianti, idonea ad offrire tempi brevissimi di evasione dell’ordine della farmacia. Il “leadtime” medio tra ordine e consegna è di sole 3 ore».

Per ottenere tale risultato, però, occorrono «sistemi di elaborazione e trasmissione dati che si collegano ogni sera alla banca dati del ministero, sistemi di sicurezza, di allarme antifurto e antirapina all’interno e all’esterno dei locali, collegamenti telematici per la vigilanza notturna e festiva». Giombini ricorda in questo senso le regole e linee guida nazionali ed europee che disciplinano l’attività dei distributori. Ciascuno dei quali «detiene un numero assai elevato di prodotti che arriva a toccare i 100.000, tra cui oltre 9.000 confezioni di farmaci erogati dal nostro Ssn, e raggiunge le farmacie clienti anche quattro volte al giorno. E qui, diciamolo, c’è spesso un eccesso nel servizio che non fa bene nemmeno al farmacista costretto a ripetere più volte al giorno le operazioni di entrata merce con i connessi controlli, sottraendo tempo alla sua missione di ascolto e di consiglio ai cittadini».

«È noto – conclude il presidente dell’ADF – che il nostro servizio, così sintetizzato, non viene remunerato per legge in misura tale da garantire un attivo di bilancio, mentre si dovrebbero coprire almeno le spese per l’erogazione e lo svolgimento di un servizio di pubblico interesse. È stato così fino al 2010 quando il margine del grossista fu tagliato di oltre il 50%, dal 6,65 al 3%. E se a risentire delle nostre difficoltà a quadrare i bilanci aziendali dovesse essere il cittadino che entra in farmacia, non si dica che, in questi otto anni, non avevamo rilanciato l’allarme in tempo».

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