Lo scorso 30 novembre il ministero della Salute ha diffuso le linee guida per la gestione domiciliare del paziente affetto da Covid-19. Il documento fa luce sui diversi farmaci da somministrare – e non -, sia sulle disposizioni operative da attuare per seguire i casi lievi nella gestione a distanza. Parte della circolare è dedicata all’uso del saturimetro che assume un ruolo fondamentale nella presa in carico domiciliare dei pazienti. Tale dispositivo – evidenzia il dicastero – è in grado di indicare il valore di saturazione dell’ossigeno, conferendo indizi chiari su eventuali patologie polmonari e cardiovascolari. In proposito, la nota ministeriale puntualizza che «valori normali della pulsossimetria forniscono un’informazione affidabile e quantitativa in grado di rendere più sicura la gestione domiciliare».

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L’utilizzo del pulsossimetro

La nota prosegue spiegando che «l’utilizzo diffuso del pulsossimetro potrebbe ridurre gli accessi potenzialmente inappropriati ai servizi di pronto soccorso degli ospedali, identificando nel contempo prontamente i pazienti che necessitano di una rapida presa in carico da parte dei servizi sanitari». Sempre in merito ai saturimetri essi devono avere determinate caratteristiche che ne consentano l’uso in ambiente extra-ospedaliero. «Preferibile – spiega il ministero della Salute – la predisposizione per interfacciamento con dispositivi esterni per trasferimento dati acquisiti tramite protocollo Bluetooth o equivalente». Da non dimenticare che i device devono avere il marchio CE con l’indicazione Dispositivo Medico.

Le raccomandazioni sui farmaci

Un parte della circolare evidenzia poi le «Raccomandazioni e decisioni Aifa sui farmaci Covid-19», facendo chiarezza sulle varie tipologie di farmaci da utilizzare a seconda del caso in esame e suddividendo gli stessi in varie categorie, tra cui «farmaci sintomatici», «farmaci che possono essere utilizzati solo in specifiche fasi della malattia» e la sezione «farmaci non raccomandati per il trattamento del Covid-19», in cui il ministero sottolinea che «l’utilizzo routinario di antibiotici non è raccomandato nelle prime 72 ore». Quanto all’uso del principio attivo idrossiclorochina «non è raccomandato – precisa il dicastero – né allo scopo di prevenire né allo scopo di curare l’infezione». Ciò anche per i principi attivi lopinavir, ritonavir, darunavir, ritonavir o cobicistat, secondo cui l’utilizzo «non è raccomandato né allo scopo di prevenire né allo scopo di curare l’infezione». Si rimanda alla lettura integrale della nota nella sezione “Documenti allegati”.

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