Quando il farmacista interviene sull’aderenza alla terapia, le possibilità di raggiungere il controllo della malattia praticamente raddoppiano, e la costo-efficacia per il servizio sanitario può raggiungere anche il 100%. Questo il risultato dell’analisi condotta dalla London School of Economics sui dati, presentati nel corso della manifestazione FarmacistaPiù, a nove mesi – cioè conclusivi – dello studio clinico controllato Re I-MUR, promosso dalla Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, volto a valutare l’impatto clinico ed economico di una prestazione professionale del farmacista, la revisione dell’uso dei medicinali (I-MUR, Italian Medicine Use Review).
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“Questa analisi, condotta con strumenti dell’Health Technology Assessment, doveva chiarire alcuni aspetti fondamentali per il decisore sanitario: la durata nel tempo dell’effetto della prestazione e se questo effetto rimane, diminuisce, rimane stabile o aumenta nel tempo, per cominciare” spiega il coordinatore della ricerca Andrea Manfrin, della Medway School of Pharmacy dell’Università del Kent. “Ma soprattutto valutare quali sono le probabilità che I-MUR migliori il controllo della malattia, la qualità della vita del paziente e sia più costo-efficace del normale servizio offerto nelle farmacie”. La risposta ottenuta con questa analisi è stata positiva per tutti gli aspetti indagati: “I pazienti che si sono sottoposti all’I-MUR hanno evidenziato una probabilità percentuale di controllo dell’asma quasi doppia (1.8) rispetto a chi non ha ricevuto questa prestazione” spiega Michela Tinelli, ricercatrice della LSE Health and Social Care, the London School of Economics. “Inoltre, l’effetto di I-MUR, collegato alla presa in carico dei pazienti, ha dimostrato che il controllo dell’asma non solo é aumentato 3 mesi dopo l’intervento, ma che questo effetto si è mantenuto nel tempo, consolidandosi e mostrando anche un ulteriore aumento a 6 mesi e a 9 mesi dell’intervento”. Quanto all’aspetto economico, lo studio aveva già dimostrato che i risparmi ottenuti variavano da 87 a 297 euro per paziente all’anno, in funzione del valore attribuito ai diversi elementi che contribuiscono al costo diretto e indiretto della malattia. In altri termini, se il Servizio sanitario investisse su questa prestazione fornita dal farmacista, otterrebbe un ritorno del suo investimento sempre positivo: dal 44% al 395%, in relazione allo scenario applicato. L’analisi ora condotta dalla London School of Economics dimostra che I-MUR è più costo–efficace rispetto al normale servizio offerto e che la probabilità di ottenere questo beneficio economico raddoppia nel tempo passando dal 50% a 3 mesi dall’intervento per poi raggiungere il 100% a 9 mesi dall’intervento.
“Con quest’ultima analisi dei dati è stato posto il sigillo alla dimostrazione che il farmacista, grazie agli strumenti della pharmaceutical care e in stretta collaborazione con il medico curante, è in grado di assicurare un elevato livello di aderenza terapeutica, il pieno raggiungimento degli obiettivi terapeutici predefiniti (certezza dell’efficacia), il miglioramento della qualità della vita del paziente, il possibile contenimento della spesa” sintetizza il Senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, vicepresidente della FOFI e presidente del Comitato scientifico di FarmacistaPiù. “Questo è uno dei risultati più preziosi tra quelli conseguiti dalla Federazione degli Ordini nel definire i contenuti del processo di trasformazione e crescita della professione, in un’ottica che sappia sviluppare i contenuti della pharmaceutical care a beneficio sia del processo di cura sia dell’equilibrio economico del Servizio sanitario”.
“Avere portato a compimento questa fase del nostro progetto sulle prestazioni professionali del farmacista, significa aver fornito alla professione, al decisore sanitario e alla politica elementi certi su cui basare la scelta del ruolo da affidare al farmacista di comunità nel processo di cura e nella riorganizzazione dell’assistenza al malato cronico” conclude il presidente della FOFI, senatore Andrea Mandelli. “Alla luce di questi ultimi risultati, il coinvolgimento del farmacista nella presa in carico del paziente assieme agli altri professionisti sanitari che operano sul territorio appare come un passaggio fondamentale che, oltretutto, incontra il gradimento del cittadino, come evidenziato anche dal nostro studio”.
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