federfarma palermoProsegue il botta e risposta tra Federfarma Palermo – Utifarma e il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti in merito alla possibile liberalizzazione dei farmaci di fascia C. Come riportato da FarmaciaVirtuale.it, il sindacato siciliano ha lanciato un appello ai cittadini, chiedendo loro di «difendere la farmacia sotto casa, che vi garantisce tutela della salute e risparmi», perché «la liberalizzazione dei farmaci di fascia C rischia di farla chiudere e di fare aumentare i prezzi dei medicinali».
A sostegno delle proprie argomentazioni, il presidente di Federfarma Palermo Roberto Tobia ha citato alcuni dati dell’Aifa, spiegando che dopo le liberalizzazioni di Bersani, «dal 2006 al 2013 è aumentato il consumo di farmaci da banco venduti presso parafarmacie e supermercati, dove questi prodotti hanno subito un aumento di prezzi complessivo di 200 milioni di euro (da 2 miliardi e 94 milioni nel 2006 a 2 miliardi e 298 milioni nel 2013) pari ad una maggiorazione di prezzo del 9,7%. Nello stesso periodo, invece, nelle farmacie si è verificata una riduzione di consumo di medicinali di fascia C (-15,7%) e i farmacisti hanno pure abbassato i prezzi del 3%». A queste cifre aveva replicato il MNLF, spiegando che «i dati Aifa menzionati dal presidente Tobia sono falsi perché frutto di analisi errata. Infatti gli stessi prendono spunto da una colpevole “dimenticanza”: lo spostamento di numerosi farmaci con obbligo di ricetta a senza obbligo di ricetta, fatto che ha determinato statisticamente un aumento del costo medio dell’intero comparto dei farmaci d’automedicazione. Consigliamo a Tobia di andarsi a leggere i report di Altroconsumo decisamente più obiettivi».
Il 22 febbraio, Federfarma Palermo ha deciso di rispondere nuovamente, spiegando che il sindacato si è «sempre fidato dell’Agenzia italiana del farmaco, ente pubblico che opera in autonomia, trasparenza ed economicità sotto la direzione e vigilanza dei ministeri della Salute e dell’Economia e che regola il mercato dei farmaci: è un punto di riferimento indiscutibile, non c’è motivo di dubitare della credibilità di questi dati». «È necessario fare subito chiarezza su questa gravissima accusa – tuona ancora Tobia – e, se il caso, che si esprima direttamente l’Aifa, a tutela dell’assoluta credibilità dell’istituzione, ma anche nell’interesse dei farmacisti tutti e soprattutto dei cittadini. Abbiamo il diritto di sapere se, come dichiarato dal MNLF, l’Aifa ha “taroccato” i conti e li ha addirittura “strutturati” per sostenere una tesi costruita ad arte. Questa ricostruzione ci sembra assurda e incredibile, ma è bene che qualcuno dica ufficialmente come stanno le cose. Non si liquidi l’episodio attribuendolo solo all’obiettivo della grande distribuzione di scardinare il nostro sistema anche alimentando divisioni e polemiche fra di noi, e ciò perché ha l’interesse di guadagnare di più e a qualunque costo. Ne va di mezzo la sopravvivenza del modello italiano di farmacia che dovrebbe essere difeso dall’intera categoria, identica per etica e qualità professionale, ma pur tenendo conto delle obiettive specificità delle farmacie territoriali, che non possono essere paragonate alle parafarmacie per via della differenza di regole, controlli e obblighi, a partire dai turni diurni e notturni».

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