Con le elezioni del 14 aprile per rinnovare i vertici di Federfarma per il prossimo triennio, da più parti si sono sollevate proteste e malumori nei confronti del sindacato, che hanno portato anche alla costituzione di un coordinamento interregionale per individuare strategie di rappresentanza sindacale alternative. FarmaciaVirtuale.it ha perciò deciso di lanciare un sondaggio per raccogliere il giudizio dei colleghi su metodi e contenuti; due le domande a cui i lettori hanno risposto: “Come giudichi l’operato di Federfarma nazionale” e “Sei d’accordo con l’attuale sistema di voto per eleggere i rappresentanti nazionali”. Per quel che riguarda il primo quesito, due su tre, e più precisamente il 74,31%, lo valuta fallimentare, per il 21,1% è soddisfacente, mentre solo per il restante 4,59% è ottimo. Numerose le critiche addotte dai colleghi. C’è chi sostiene che il sindacato «non ha compreso per tempo i problemi della categoria e ha intrattenuto rapporti politici non a 360 gradi», che «è perdente su tutti i fronti, non avendo il coraggio di opporsi a imposizioni e prepotenze dell’apparato di governo, quale che sia», ha «portato la categoria al punto più basso di credibilità, arroccandosi su dei privilegi medievali di corporazione» e ha dato «mano libera a chiunque abbia voluto trasformare il farmaco in un oggetto di consumo qualsiasi, con tutta la deriva economica che ben conosciamo». Un’opinione, quest’ultima, condivisa da più di un collega, che, per dirla con le parole di uno di loro, ritiene che «ora tutti possono fare il nostro lavoro, non garantito quindi da nessuno: drug store, Despar, Coop, negozi di qualsiasi origine e forma, porta porta, on line e tv». E ancora, secondo alcuni lettori «gli aspetti veramente importanti per la professione quali la convenzione, la tariffa, i costi dei turni notturni e festivi insostenibili sono completamente dimenticati». Un collega invece racconta: «ero presente a un incontro con la signora Racca a Natale la quale asseriva che ormai era fatta per la remunerazione e che il prossimo obbiettivo era l’eliminazione del Titolo V. Visti i risultati non si so con quale faccia si sia ripresentata alle elezioni, il colmo è che è stata anche rieletta». Alcuni giudizi sono molto duri; al di là di chi dice che «basta analizzare la situazione attuale delle farmacie in Italia», c’è chi afferma che il sindacato è «solo chiacchiere e nessun risultato: ha portato tanti colleghi al fallimento», «non è stato ottenuto nulla di quanto prospettato», «non credibile, nessun peso politico, nessun peso industriale», «tutela gli interessi di pochissimi» e «non sente nè capisce le esigenze della base». Non mancano comunque anche le voci a difesa, di chi dice che quanto fatto «è stato sicuramente migliore dell’operato della vecchia gestione Siri, quella sì totalmente fallimentare sotto tutti i punti di vista», «rappresentare gli interessi di una categoria così variegata non è facile», «si poteva fare di più, ma non si può dimenticare che Federfarma ha dovuto affrontare posizioni pregiudizialmente ostili di buona parte dei partiti presenti al governo, che avevano interessi reconditi a dipingerci come una lobby che voleva difendere i propri privilegi». A prevalere sono però i giudizi negativi, con colleghi che pensano che Federfarma sia «nelle mani di pochi che gestiscono il sindacato ad personam», «privo di una vision e fortemente condizionato da interessi privati. Il sindacato ha fallito perché ha sempre fatto impresa anziché politiche sindacali», «non lavora per mantenere uniti i colleghi farmacisti, troppa sudditanza ai politici, troppa autoreferenza, troppa paura di perdere antichi privilegi, tralasciando i gravi problemi attuali». Tra questi ultimi, viene citato l’abusivismo professionale, più volte denunciato da FarmaciaVirtuale; «non credo – ha scritto un collega – che sia possibile che farmacisti laureati e abilitati non riescano a trovare lavoro e personale non meglio identificato si spacci da farmacista. Personale di questo tipo oltre a dispensare farmaci dispensa iniettabili e benzodiazepine senza problemi, fa diagnosi di infezioni virali prescrivendo antibiotici (e con questo credo di aver detto tutto)».
Per quel che riguarda invece il secondo quesito, a proposito del sistema di elezione dei rappresentanti nazionali, che prevede il voto solo da parte dei delegati delle associazioni provinciali e regionali in regola con il versamento delle quote, il risultato è stato ancora più netto. L’84,4 dei lettori che hanno partecipato al sondaggio ha detto di non approvarlo, mentre il rimanente 15,6% ha risposto di essere d’accordo. La motivazione più ricorrente tra i contrari il fatto che il sistema è «non democratico», «non consente alla base di scegliere i vertici e consente i soliti giochi di alleanze». Se c’è chi sottolinea che «l’attuale sistema di voto è stato riformato rispetto al precedente e ritengo sia migliore in quanto adesso il presidente nazionale viene eletto dall’assemblea», per contro un collega afferma di valutare «importante l’elezione diretta di tutti gli iscritti, magari informaticamente. Eviterebbe accordi di vertice e aumenterebbe l’interesse degli iscritti». La possibilità di manovre e accordi dall’alto è un coro ricorrente: «si fanno sempre gli stessi giochi di potere, non per la tutela del sindacato», sostiene un lettore, «non mi sento assolutamente rappresentato – racconta un altro –. Ho provato in tutti i modi a entrare in contatto con i nostri rappresentanti, ma è stato come se non esistessi».
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Risultati integrali del sondaggio
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