“Le prestazioni sanitarie dovrebbero essere caratterizzate da sei aggettivi: necessarie, appropriate, efficaci, efficienti, economiche ed etiche. Aggettivi che, proprio alla luce dei dati che emergono dal rapporto di Cittadinanzattiva su Federalismo in Sanità, devono rimodularsi con un servizio sanitario nazionale che sino ad oggi ha dato tutto a tutti dalla culla alla tomba, ma che necessita di un profondo ripensamento se davvero vogliamo continuare ad assicurare ad ogni cittadino il diritto alla cura, alla prevenzione, all’assistenza”.
È quanto dichiarato dal sen. D’Ambrosio Lettieri, capogruppo FI Comissione Sanità del Senato, nel suo intervento alla presentazione tenutasi stamane al Ministero della Sanità del III Rapporto Osservatorio Civico sul Federalismo in Sanità, promosso da Cittadinanzattiva.
“Non avere il coraggio di affrontare questo ripensamento del servizio”, ha continuato il senatore, “significherebbe fare un grande torto ai cittadini. Il torto di una sanità che sventola la bandiera dell’universalità, equità e solidarietà, ma, di fatto – se è vero, come è vero perché documentato, quello su cui ci invita a riflettere Cittadinanzattiva – le disparità e le inefficienze vanno nella direzione opposta ai principi che devono essere garantiti da quel valore straordinario che è l’universalità su cui è basato il nostro servizio sanitario nazionale. Un ssn che, mi sia concesso dirlo, non abbiamo neanche il buon garbo e il gusto, in occasione dei 35 anni dal 1978, di celebrare come un punto a sostegno della democrazia di questo Paese. Eppure la 833 credo abbia rappresentato e rappresenti tuttora una conquista che ha generato non solo un sostanziale miglioramento delle politiche per la salute, ma ha determinato anche un livello di coesione sociale che sta scritto dentro il sentirsi uguali davanti alla risposta che lo Stato riesce a dare a cittadini e operatori”.
“Dal rapporto emerge incontrovertibilmente che l’applicazione, ancorché parziale, dei principi del federalismo in sanità, ha generato delle gravissime criticità”, ha sottolineato d’Ambrosio Letteiri, “Quando, insomma, la disomogeneità del sistema cambia da regione e regione, accentuando le disparità di accesso ai servizi e persino la loro qualità, viene meno anche il principio dell’universalità. La differenza, per esempio, dell’accesso al farmaco da regione a regione è addirittura imbarazzante. A questo si aggiunga la necessità, diventata ossessiva, di guardare alla spesa, che da obbligo etico diventa diffusamente il mezzo su cui viaggia il mancato rispetto della qualità. Spesso, infatti, è la cattiva qualità a determinare aggravi di spesa. Nei bandi di gara, ad esempio, sembra prevalere in gran parte il principio del , mi si passi il termine, nel senso che a vincere i bandi sono sì le aziende che propongono prezzi più bassi, ma con prodotti realizzati nei sottoscala, come è accaduto nel caso di alcuni glucometri, a detrimento di principi fondamentali come l’efficacia, l’efficienza e l’appropriatezza”.
Il senatore ha evidenziato come “dal libro bianco diffuso dall’Istituto per la promozione dell’etica in sanità qualche settimana fa, si è appeso che su 110 mld di spesa sanitaria, se ne stimano 6 mld di corruzione, 3,4 mld di inefficienze e 14 mld di sprechi. La risposta a questo non può essere quello di procedere con tagli lineari sulla qualità, ma le forbici devono intervenire su sprechi e corruzioni”.
“Le politiche della sanità non possono celebrarsi nel nome e nel rispetto della Costituzione sulla base di fondamenti economici e fermarsi a quelli, ma devono evidentemente premiare quei principi che stano scritti dentro la storia delle competenze di chi governa la sanità nel nostro Paese”, ha concluso, “Dal buongoverno e dal modello con cui si governa la sanità e le sue complessità, deriva anche la qualità della spesa, la capacità di dare risposte adeguate alle aspettative di cittadini e operatori. La partecipazione ai momenti importanti del confronto su questi temi doveva registrare anche qui una presenza più partecipata. Dobbiamo quindi essere apostoli di una proposta che, a mio avviso, non può che passare dal ripensamento del sistema in un’ottica di corresponsabilità e qualità delle decisioni sulla governance. E la presenza di Cittadinanzattiva negli organismi dove si assumono decisioni rappresenta una opportunità sia per i cittadini quanto per il decisore politico”.
19 giugno 2014
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