farmindustriaLa politica è colpevolmente in ritardo rispetto ad un settore, come quello della industria farmaceutica, che dovrebbe tornare ad essere coerentemente centrale rispetto alle politiche di sostegno, mentre accade l’esatto opposto, se è vero come è vero che sul 15% della spesa sanitaria si producono il 35% dei tagli in una logica perversa che diventa taglio di diritti e di efficienze, non certo di sprechi, abusi, inefficienze e corruzioni”.
È quanto ha dichiarato il sen. D’ambrosio Lettieri, capogruppo FI Commissione Sanità del Senato intervenendo stamane a Bari, al convegno organizzato da Farmindustria “L’industria farmaceutica: un patrimonio che l’Italia non può perdere.
“Grazie per aver scelto la Puglia per questo momento di riflessione e per gli insediamenti produttivi e i centri di ricerca, nonché per l’interesse manifestato ad incrementare gli investimenti”, ha affermato, “È una cosa che mi riempie di orgoglio. Ma proprio per questo va sottolineato con forza il fatto inconfutabile che in Italia i livelli di produzione industriale nel settore farmaceutico vanno in una direzione che sembra inversamente proporzionale ai livelli della produzione legislativa”.
“Dal canto mio, continuerò a sostenere, come è già accaduto, con trasparenza, la necessità di una politica che recuperi il principio della responsabilità che non c’è”, ha sottolineato d’Ambrosio Lettieri, “E non c’è perché le cose che abbiamo ascoltato oggi, tutto documentato, sull’assoluta strategicità di un settore che rappresenta un volano importante per l’economia e l’export, le diceva la Banca d’Italia, già Draghi nel 2011. I parametri rilevano anche l’importanza del settore che implica molto sotto il profilo delle prospettive di salute. Si persegue invece la politica dell’inganno, come è stato fatto solo qualche giorno fa quando la maggioranza ha approvato un provvedimento sugli off label che grida vendetta”.
“O si cambia registro o si fa fatica a restare e a diventare attrattativi: questo è un punto di non ritorno. Dobbiamo fare in modo che le ragioni illustrate oggi trovino logica coerenza nell’ambito di una produzione legislativa”, ha concluso, “certamente a partire dal ritorno ad una centralizzazione della politica farmaceutica perché il farmaco ha già un costo standard. Abbiamo fervide testimonianze di ideologia che ispira la politica farmaceutica, perché quando si parla delle centrali di acquisto, delle gare in equivalenza terapeutica non c’è mai nessuno che riesca a far capire se quel tipo di impostazione legislativa – che per fortuna abbiamo contrastato – produce effetti positivi sui livelli della qualità della tutela della salute e dello sviluppo. La verità è che io ero relatore di un ddl nella scorsa legislatura che è rimasto chiuso nel cassetto perché sul discorso dei bio similari non siamo riusciti a trovare una sintesi efficace. Una inversione di tendenza è indispensabile”.

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