«La Food and drug administration (Fda) statunitense ha approvato per il trattamento dell’obesità la seconda molecola originariamente indicata per la gestione del diabete, e questo è un approccio regolatorio dinamico, direi intraprendente: senza dubbio originato dalla particolare situazione epidemiologica degli Stati Uniti, ma che riposa anche su una spiccata sensibilità per gli effettivi bisogni di cura dei cittadini». È quanto ha dichiarato Riccardo Candido, presidente dell’Associazione medici diabetologi (Amd), secondo cui «d’altro canto l’utilizzo off label dei farmaci cosiddetti “antidiabetici” da parte di persone obese o in grave sovrappeso è un dato di fatto anche in Europa».
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Stimolare una riflessione condivisa, fra clinici e istituzioni sanitarie. Alla luce di quanto evidenziato, Candido ritiene che «i diabetologi italiani abbiano in questo momento una duplice responsabilità: anzitutto quella di gestire l’aspettativa dei nostri pazienti riguardo alla possibilità di utilizzare questi farmaci contro l’obesità, scelta delicatissima, tutt’altro che automatica e non certo priva di rischi. Al contempo, quella di stimolare una riflessione condivisa, fra clinici e istituzioni sanitarie, circa la necessità di tutelare i nostri colleghi e i nostri pazienti, anche non lasciando l’eventuale impiego contro l’obesità dei farmaci per il diabete a scelte del tutto deregolamentate. Del resto sul piano strettamente epidemiologico, è incontrovertibile che anche in Europa si stia registrando un aumento vertiginoso dell’obesità, così come è indiscutibile il suo ruolo determinante sull’insorgenza del diabete tipo 2 e di altre malattie cardiovascolari, che restano la prima causa di decesso anche in Italia».
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