farmacista-di-famiglia-assofarmNel mese di giugno del 2017, Assofarm aveva annunciato un progetto volto ad istituire una nuova figura nel panorama della sanità in Italia: quella del “farmacista di famiglia”. In quell’occasione, il segretario generale di Assofarm Francesco Schito aveva parlato di un «nuovo concetto che introduciamo nel dibattito italiano», che «riconduce direttamente al più ampio tema della cosiddetta presa in carico del paziente: quel complesso di pratiche attraverso le quali il farmacista entra nei processi di de-ospedalizzazione dei malati cronici e partecipa attivamente alla terapia medica. Una sfida, questa, che se da un lato cerca di raggiungere gli obiettivi di contenimento della spesa sanitaria e di assicurare una migliore qualità della vita ai pazienti, dall’altro deve anche garantire alti livelli di aderenza alla terapia ed efficacia della cura».
Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, spiega a FarmaciaVirtuale.it che, a distanza di tempo, la collaborazione con la Asl Toscana Sud Est che era stata instaurata alla metà del 2017 va avanti. «L’idea è di effettuare una fase di test su una vasta area della regione. Ciò perché siamo convinti del fatto che una collaborazione tra i medici di base, gli specialisti e i farmacisti possa portare ad una migliore presa in carico del paziente e a un incremento dell’aderenza alle terapie. Ma non è tutto: un sistema simile consentirebbe anche di centrare notevoli risparmi per il Servizio sanitario nazionale, dal momento che sarebbe in grado di garantire un calo importante del numero di ricoveri e una prevenzione adeguata presso la popolazione. Secondo le nostre stime si può immaginare una diminuzione dei costi nell’ordine del 30%». Ma l’obiettivo di Assofarm è anche un altro: «La sperimentazione sarà effettuata su una platea di 4.000 pazienti, secondo un programma che è stato messo a punto dalla Asl. In questo modo vogliamo dimostrare che, in particolare sui pazienti affetti da malattie croniche (ci concentreremo su quelle bronco-polmonari e cardiovascolari) l’integrazione del farmacista nella presa in carico del paziente può giovare a tutti. Crediamo che questo possa portare risultati tali da generare una presa di coscienza collettiva sull’importanza di sfruttare la professionalità dei farmacisti».

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