Nello scorso inverno, come riportato dal nostro giornale ai propri lettori, era sorta una querelle tra la Regione Siciliana e lo Stato, in merito all’attribuzione della competenza legislativa sulle regole da applicare alle farmacie sovrannumerarie. Oggetto del contendere, in particolare, è stato il decreto dell’assessore alla Salute del 10 agosto 2018, n. 1474 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – serie speciale Concorsi – del 31 agosto 2018, n. 12), che reca “Criteri e procedure per il trasferimento delle farmacie eccedenti non sussidiate dei piccoli centri”.
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Esso aveva infatti ricalcato in parte la normativa regionale, con due varianti: la prima legata alla tassa di concessione che passava da 5 a 20mila euro. In secondo luogo, i comuni beneficiari per la legge nazionale sono quelli con popolazione inferiore a 6.600 abitanti, mentre per la norma regionale si sale a 12.500. Contro tale provvedimento aveva presentato un ricorso Federfarma, ma il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia, nel mese di aprile, lo ha dichiarato inammissibile. Per le farmacie sovrannumerarie, dunque, la questione sembrava di fatto sbloccata. «Eppure – spiega a FarmaciaVirtuale.it il farmacista siciliano Eugenio Ferraro, interessato direttamente alla vicenda – ancora oggi siamo in una situazione di stallo. La Regione è stata solerte nel sollecitare i comuni, ma ancora oggi nessuno di essi ha adempiuto agli obblighi di legge inerenti la revisione della pianta organica. n altre parole: nessuno ci ha comunicato dove dobbiamo spostarci».
Così, di fatto, chi ha diritto al trasferimento per ragioni di spopolamento del comune nel quale è attualmente ubicata la propria farmacia, non sa ancora dove dovrà andare: «Il tutto con un danno economico per le farmacie, ma anche con un danno in termini di servizio, poiché ci sono aree nelle quali ci sarebbe bisogno di aprire nuove sedi farmaceutiche che rimangono in attesa». «L’unico comune che, sebbene in grande ritardo, ha cominciato a muoversi è quello di Palermo – conclude Ferraro -, che potrebbe ospitare nuove farmacie in alcune aree. Per il resto, tutto appare immobile. E dal momento che parliamo di un pugno di farmacie, francamente ci si chiede il perché di tale lentezza».
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