farmacie ruraliUn piccolo tesoretto per andare in soccorso delle farmacie rurali che stanno soffrendo in modo particolare gli effetti della crisi. A stabilirlo a fine dicembre è stato il consiglio di amministrazione dell’Enpaf che su proposta del presidente Emilio Croce ha approvato un contributo una tantum a favore dei titolari di farmacie di centri abitati con meno di 1200 abitanti. L’operazione è stata possibile grazie a una disponibilità residua della Sezione assistenza dell’ente previdenziale di due milioni di euro, uno dei quali destinato alle rurali. L’iniziativa è riservata alle farmacie gestite nella forma di impresa individuale, ai titolari del medesimo esercizio continuativamente da almeno cinque anni che siano in regola con il versamento della contribuzione previdenziale nell’anno corrente e che per i 5 anni precedenti al 2013 non abbiano morosità pari o superiori a un quarto del contributo previdenziale dovuto per l’anno stesso.
Il contributo varia in relazione alla composizione del nucleo familiare e al reddito, che non può essere superiore ai 50 mila euro lordi; il contributo può andare da un minimo di 6 mila euro, per coloro che abbiano avuto un reddito pro capite nel 2012 tra i 19 e i 22 mila euro, a un massimo di 12 mila euro, per i redditi pro capite fino a 9 mila euro. Gli assegnatari non potranno avere accesso nel corso di quest’anno al sussidio continuativo e ai sussidi straordinari indennitari. La domanda, a pena di esclusione, deve essere inviata direttamente all’Enpaf entro il 10 marzo, esclusivamente utilizzando l’apposita modulistica scaricabile dal sito internet dell’ente al seguente link . Una notizia che dà una boccata d’ossigeno e certo raccoglie il placet delle farmacie rurali, anche se non risolve la situazione delle oltre 6300 croci verdi che rappresentano un fondamentale punto di riferimento e assistenza per gli abitanti dei piccoli centri della penisola. «Con l’Enpaf abbiamo iniziato già da diverso tempo un certo dialogo, cercando di far capire, devo dire con successo, come in questo momento le farmacie che sentono maggiormente il peso di quello che sta succedendo siano quelle dei piccoli centri. Un confronto che ha portato a questa importante decisione», spiega Alfredo Orlandi, presidente del Sunifar, Sindacato unitario dei farmacisti rurali. «Per far capire quale sia la nostra situazione – continua Orlandi – , prendo ad esempio il mio caso personale: sono stato aperto il giorno di Natale e ho battuto scontrini per 44 euro; se faccio il calcolo di tutte le spese avrò incassato 4 euro perdendone 10, e così vale per tutta Italia. Per chi continua a rendere questo servizio per lo Stato il minimo è avere un piccolo supporto; mi auguro che il nuovo anno, alla luce di questo proficuo rapporto con l’Enpaf, porti a qualcosa di diverso per la farmacia, perché a 44 euro a turno non possiamo certo andare avanti. Nei nostri piccoli centri ci sono soprattutto anziani, donne e bambini, rendiamo loro un servizio di grande utilità territoriale. Bisogna arrivare assolutamente a un nuovo accordo, un nuovo contratto, se no a questo punto che ci assumano come dipendenti dello Stato con stipendio fisso; d’altra parte non vogliamo niente di più che chi rende un servizio in zone disagiate venga remunerato con dignità».

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