Il settimo Rapporto annuale sulla Farmacia, realizzato da Cittadinanzattiva e Federfarma con il supporto non condizionato di Teva, è stato presentato il 26 gennaio 2025 a Roma alla presenza di diversi esponenti del monto della farmacia e della sanità. L’indagine – condotta tra settembre e dicembre 2024 su un campione di 1.600 farmacie e 1.200 cittadini – ha messo in luce l’evoluzione del ruolo delle farmacie come presidi sanitari multifunzionali, in grado di rispondere ai bisogni di salute della popolazione, soprattutto nelle aree interne del Paese.

[Per non perdere le novità di settore, iscriviti alla newsletter di FarmaciaVirtuale.it, nella tua email alle 7:00, dal lunedì al venerdì. Apri questo link]

Maggiore coinvolgimento nella Farmacia dei servizi

I dati hanno evidenziato un costante aumento delle farmacie coinvolte nella sperimentazione della Farmacia dei servizi, passando dal 60% dei primi tre anni di rilevazioni a oltre il 70% negli ultimi due anni. Si è registrata una crescita significativa nell’adesione delle farmacie a iniziative di screening per il tumore al colon-retto. In particolare, esaminando i dati, «dal 18% del 2018 al 78,8% del 2024. Tra i servizi offerti, è la telemedicina l’area di maggior crescita: se nel 2018 erano il 10% quelle che offrivano il telemonitoraggio della pressione arteriosa, nel 2024 si supera il 70%. Analogamente la telecardiologia passa dal 28% al 76,5%». Inoltre è cresciuta la diffusione del servizio Cup «dal 63% del 2018 al 79,1% del 2024. Non si consolida purtroppo il dato sull’impegno delle farmacie in tema di aderenza alle terapie: bassa la partecipazione dei farmacisti ai programmi di supporto (28,3%), con il 51,9% di loro che segnala ostacoli burocratici». Inoltre «altra area che meriterebbe di essere rafforzata è quella relativa ai servizi di supporto all’Assistenza domiciliare integrata, con valori rispetto agli altri servizi offerti in farmacia sempre molto bassi (nel 2018: 7%, nel 2024: 6,5%)».

Servizi erogati in farmacia

Come emerso nel rapporto «il 73,8% delle farmacie è già coinvolto nella sperimentazione della Farmacia dei servizi con un impegno proattivo nel trasformare il proprio ruolo da dispensatrici di farmaci ad erogatrici di servizi sanitari. A detta dei farmacisti interpellati, cresce l’offerta dei servizi». Inoltre «rispetto al 2023, aumenta il numero di farmacie che offre una gamma di servizi: test/esami diagnostici quali l’esame della glicemia (83,7%, nel 2023 era l’81,6%), del colesterolo (79,1% rispetto al 78,4% del 2023), dei trigliceridi (74,7%, un anno fa il dato si fermava al 73%), Cup e servizi correlati (79,1% rispetto al 77,4% del 2023)».

Prenotazioni e ritiro farmaci e prodotti in farmacia

Diffusa la possibilità di prenotare e ritirare farmaci e prodotti in farmacia (85%), così come il tradizionale servizio delle preparazioni galeniche (62,2%). Di contro ancora poco sviluppata l’offerta di servizi di supporto all’Adi (6,5%). A detta dei cittadini, i servizi maggiormente fruiti rimangono gli stessi del 2023, ma la richiesta è in leggero calo: prenotazione di farmaci e altri prodotti da ritirare in farmacia (richiesto dall’84% degli interpellati, nel 2023 era l’86,5%), monitoraggio dei parametri (45,7%, nel 2024. nel 2023 era 46,3%), Cup e servizi correlati (34,7%. Nel 2023: 38,7%), preparazioni galeniche (28,4%. Nel 2023: 34%). Tra le prestazioni che non erano a conoscenza si potessero trovare in farmacia, troviamo spirometria (10,1%), servizi di supporto all’Adi (9%), programmi di supporto all’aderenza terapeutica (8,1%).

Farmacie rurali e desertificazione sanitaria

Poco più di un terzo dei farmacisti interpellati ha indicato che la propria farmacia si trova in una zona rurale. Di queste, l’80,1% è una farmacia rurale sussidiata, collocandosi in un comune con meno di 3mila abitanti. È interessante notare come la vicinanza delle farmacie sussidiate ad ambulatori e strutture sanitarie pubbliche è meno frequente rispetto a quelle collocate genericamente nelle zone rurali, a dimostrazione di quanto esse siano – in entrambi i casi, ma in particolar modo nei comuni con meno di 3mila abitanti – un presidio prezioso di contrasto al fenomeno della “desertificazione sanitaria”, cioè all’assenza o rarefazione, in rapporto alla popolazione residente, di professionisti sanitari. C’è, infatti, entro 10km: un ambulatorio del medico di medicina generale per il 96,5% delle rurali e il 92,7% delle sussidiate, un poliambulatorio o un ospedale per il 68,2% delle rurali e il 59,2% delle sussidiate, un ambulatorio pediatrico per il 68,2% delle rurali e per il 54,8% delle rurali sussidiate.

Farmaci equivalenti: atteggiamenti e convinzioni dei cittadini per area geografica ed età

Quanto al mondo dei farmaci equivalenti, è emerso che «quasi la metà (48,7%) delle persone intervistate utilizza abitualmente un farmaco equivalente, un ulteriore 44,6% dichiara di assumerlo saltuariamente. Chi proprio non lo usa è il 6,7% del campione». In particolare «si rileva che Abruzzo (17,6%), Lazio (14,7%), Molise (12,5%), Umbria (12%) e Sardegna (10%) presentano i valori relativi più alti in coloro che dichiarano di non assumere mai i farmaci equivalenti. Nei fatti anche nel presente Rapporto, così come nelle rilevazioni ufficiali, è il Sud l’area dove è più facile trovare persone che dichiarano di non assumere mai il farmaco equivalente, a fronte del Nord che, di contro, è l’area dove si registra un più diffuso consumo abituale di tali farmaci».

Differenza tra principio attivo e nome commerciale del farmaco

Gli autori hanno osservato che «interessante anche analizzare la fascia di età di chi si è espresso sui farmaci equivalenti: è i giovani dai 18 ai 30 anni dichiarano di utilizzarli abitualmente, seguiti dai senior 75/84 anni. Gli anziani over 85 anni sono coloro che maggiormente ammettono di non utilizzarli mai. Tra le persone che ammettono di non conoscere la differenza tra principio attivo e nome commerciale del farmaco, prevalgono coloro della fascia di età dai 64 ai 74 anni. Al contrario, nei giovani 18/30 anni nessuno mostra incertezze al riguardo.

Motivi di rifiuto dei farmaci equivalenti

Più nel dettaglio «tra i motivi di rifiuto dei farmaci equivalenti, i farmacisti (il 93,5%) rilevano nei cittadini il timore che non siano equivalenti in termini di efficacia, qualità e sicurezza, o problemi con l’identificazione della confezione (62,6%) o ancora abitudini che non si è disposti a cambiare (62,1%). Tra i pazienti che si rifiutano di assumere un farmaco equivalente, prevale il timore che non siano “equivalenti” (57,9%), la fermezza di non volersi assumere alcuna responsabilità finché non sia il medico prescrittore a farlo (18,4%), la diversa composizione degli eccipienti (15,8%)».

Fiducia riposta nel farmacista

Per chi, invece, sceglie di usare gli equivalenti, influisce molto la fiducia riposta nel farmacista (48,8%), il risparmio (39,7%), il fatto che a prescriverlo sia stato il medico (19,7%) o la fiducia riposta nel produttore (8,7%). La motivazione del risparmio primeggia unicamente tra i giovani 18/30 anni, mentre in tutte le altre fasce d’età prevale la fiducia nella proposta fatta dal farmacista.

Medicina di genere

Il 36,6% delle farmacie ha indicato di essersi impegnato in campagne specifiche nell’ambito della medicina di genere, e vi ha partecipato il 64,9% dei cittadini coinvolti in particolare per campagne di prevenzione e screening. Permane un non irrilevante 11,2% di persone che non ne ha ancora piena consapevolezza.

Carenze e indisponibilità dei farmaci

Negli ultimi 12 mesi, è unanime (98,9%) tra i farmacisti, la consapevolezza che il settore abbia registrato durevoli e/o sistematiche indisponibilità e carenze di farmaci. Si tratta in particolare di farmaci per malattie croniche (94,1%), antibiotici (50,4%), antinfiammatori (18,1%), vaccini (13,8%), medicinali oncologici (11,1%), antipiretici (8%). Una condizione riscontrata nell’ultimo anno ovviamente anche da molte persone: nel 29,6% dei casi l’attesa era comunque compatibile con le proprie esigenze di salute, per l’11,8% era invece incompatibile.

Canali distributivi e prossimità

Il 79,8% dei farmacisti intervistati dichiara di aver già iniziato a gestire la distribuzione dei farmaci riclassificati dalla fascia A-Pht (canale ospedaliero) alla fascia A (come da indicazioni Aifa): una novità apprezzata da chi ne usufruisce, a detta del 55,9% dei farmacisti, anche se ancora rilevante appare, agli occhi del 32,7%, la quota di cittadini che non ne ha consapevolezza. Al riguardo, ad esplicita domanda se fosse a conoscenza della novità che rende disponibili alcuni farmaci per il diabete, precedentemente distribuiti in diretta e Dpc, ora disponibili in regime convenzionato nelle farmacie di comunità, solo il 13,8% di persone ha risposto di esserne consapevole.

Valutazione civica della implementazione della Farmacia dei servizi

Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, ha evidenziato che «attraverso i dati che emergono da questo Rapporto e l’analisi dei trend registrati in questi sette anni, offriamo una valutazione civica della implementazione della Farmacia dei servizi, in risposta ai bisogni dei cittadini, in particolar modo di quelli residenti nelle aree interne del Paese, e delle persone fragili, anziani e pazienti con patologie croniche. La transizione verso la Farmacia dei servizi segna progressi ma il processo ancora non può ritenersi completato. Ulteriori avanzamenti su questo fronte si potranno ottenere anche considerando e dando seguito alle indicazioni emerse in questa edizione del Rapporto. In particolare, va favorito il processo che vede le farmacie come luogo privilegiato per effettuare le vaccinazioni, allargandone lo spettro, ma anche favorendo la diffusione di nuovi servizi a supporto dell’assistenza domiciliare e dell’aderenza terapeutica, nonché della medicina di genere».

«Collaborazione tra Federfarma e Cittadinanzattiva assumono un rilievo ancor maggiore»

Marco Cossolo, presidente Federfarma, ha osservato che «ora che la Farmacia dei servizi si sta strutturando sempre più all’interno del Servizio sanitario nazionale, grazie all’avvio dell’iter del rinnovo della Convenzione, il Rapporto sulla farmacia italiana e, più in generale, la collaborazione tra Federfarma e Cittadinanzattiva assumono un rilievo ancor maggiore. Il Rapporto è infatti lo strumento attraverso il quale ascoltiamo i bisogni dei cittadini e raccogliamo le esperienze dei farmacisti per disegnare l’evoluzione di una farmacia sempre più rispondente alle esigenze di salute della collettività. In questo modo intendiamo costruire un percorso partecipato che porti ad un’assistenza sanitaria di prossimità e che metta realmente al centro la salute e il benessere del cittadino. Il protocollo tra Cittadinanzattiva e Federfarma oggi rinnovato valorizza appieno questo ruolo sociosanitario svolto dalla farmacia su tutto il territorio nazionale ed in particolare nelle aree interne».

© Riproduzione riservata

Non perdere gli aggiornamenti sul mondo della farmacia

Riceverai le novità sui principali fatti di attualità.

Puoi annullare l'iscrizione con un click. Non condivideremo mai il tuo indirizzo email con terzi.