
Ma ciò che è stato considerato più grave da parte dell’unione sindacale francese è il fatto che «la convenzione abbia assimilato l’atto di dispensazione del farmaco ad una cura di primo livello». Al contrario, l’UNPF sottolinea di battersi da anni per far sì che il farmacista prenda sì in carico i pazienti in prima istanza, ma gestisca anche «le patologie benigne, secondo dei protocolli definiti» e possa «consigliare ai clienti, qualora ciò sia necessario, di rivolgersi al proprio medico o di presentarsi in un pronto soccorso». Così com’è, in altre parole, secondo il sindacato «chi ha firmato la convenzione condanna il farmacista ad un ruolo di distributore di convezioni di medicinali, la cui sola prestazione di servizio possibile sarà quella di seguire il trattamento farmacologico». Ciò, ha concluso l’Unione francese, «dimostra a che punto coloro che hanno negoziato la convenzione hanno a cuore l’avvenire della professione. Al contrario, occorrerebbe garantire ai farmacisti la possibilità di realizzare prestazioni di servizio remunerate, basate sulla loro capacità di fornire consulenze ed accompagnare i pazienti».
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