Crisi economica, spinte per la liberalizzazione della dispensazione del farmaco, digitalizzazione, ma anche ampliamento nella gamma dei servizi offerti al cittadino e capacità di rinnovarsi. Sono tanti i cambiamenti e le sfide che caratterizzano il mondo della farmacia; FarmaciaVirtuale ha cercato di fare il punto sulla situazione e sulle prospettive future con la presidente di Federfarma Annarosa Racca.
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Presidente, com’è cambiata la farmacia negli ultimi 10 anni?
La farmacia è andata verso i bisogni dei cittadini, una popolazione che invecchia e una cronicità che è in aumento. Ha cercato di stare vicino a chi periodicamente deve entrare nelle farmacie, aprendosi anche a mercati quali la dietetica, gli integratori, la cosmesi, l’igiene. In farmacia non si entra solo se si è ammalati o si ha bisogno di farmaci, ma anche per la cura della persona. È per quello che è nata la farmacia dei servizi, anche con servizi logistici ai cittadini come le prenotazioni delle visite, la prevenzione, gli screening per certe malattie, le autoanalisi, l’inserimento anche di altre professioni all’interno della farmacia. La farmacia è andata inoltre molto avanti sul fronte tecnologico, per esempio con la ricetta elettronica; noi siamo molto più avanti dei medici. Anche nell’era digitale la fiducia nel farmacista rimane altissima, segno che nel mercato della salute c’è bisogno del contatto con la farmacia. Certo c’è stata una diminuzione dei prezzi molto forte, e la farmacia ha risentito della crisi che ha colpito tutti i Paesi. Stiamo portando avanti una trattativa con lo Stato e le Regioni per il rinnovo della convenzione; tra i nostri obiettivi ci sono recuperare i medicinali in distribuzione diretta dalle Asl, che spesso ha costi maggiori, servizi logistici e di prevenzione, la pharmaceutical care.
Periodicamente ci sono spinte per una liberalizzazione nella dispensazione del farmaco; perché la farmacia è così frequentemente oggetto di “attenzioni particolari”?
La grande distribuzione vorrebbe entrare nel nostro mercato, ma loro facciano il loro mestiere che noi facciamo il nostro. Questa mi sembra ormai una partita superata; sentenze della Corte costituzionale e della Corte di giustizia europea hanno stabilito che il nostro sistema è coerente con tutte le norme, ed è una tutela per il cittadino.
Circolano però rumors su possibili liberalizzazioni…
Il governo non potrà non tenere conto delle norme e delle sentenze, che hanno stabilito che così il cittadino è tutelato.
Quali sono gli aspetti chiave su cui i farmacisti dovrebbero puntare nella gestione quotidiana della farmacia?
È importante rinnovarsi. Andare dietro alle esigenze dei cittadini. I colleghi hanno investito, hanno tenuto il passo con le innovazioni. I dati dicono che i cittadini hanno fiducia estrema nei farmacisti; va conservata la tradizione, unendola alla capacità di rinnovare.
Le farmacie, soprattutto nelle grandi città, come possono fronteggiare la spinta concorrenziale sia intra che extra canale, tra farmacie, e con grande distribuzione e parafarmacie?
Le farmacie devono offrire servizi, convenzionati con la Regione e non, agli abitanti del proprio quartiere. Io non ho paura della grande distribuzione, che vende due prodotti che tiene più bassi e alza i prezzi del resto, e poi credo che sul farmaco non bisogna fare un’operazione del “tre per due”. Non ho paura di chi non sa fare il nostro mestiere. Per quel che riguarda invece le parafarmacie, le farmacie sono un presidio pensato per i cittadini: noi non possiamo aprire dove vogliamo, ma dove c’è bisogno; la parafarmacia è una cosa, la farmacia un’altra, è un presidio del Sistema sanitario. Le parafarmacie sono spesso in mano a grandi catene; ai farmacisti di parafarmacia dico di credere nella farmacia: cerchiamo di non scardinare il sistema delle farmacie, perché il suo ruolo sociale è fondamentale.
E le farmacie dei piccoli centri, dove e come possono trovare risorse per sopravvivere alla riduzione di fatturato dal Ssn e di marginalità?
Le farmacie dei piccoli centri spesso sono l’unico presidio sul territorio, spero proprio che le Regioni tutelino questo patrimonio; io dico spesso alle Regioni “usateci”. Il punto nodale ora è il confronto con lo Stato e le Regioni per il rinnovo della convenzione; il Patto per la salute è stato un primo riconoscimento importante per la farmacia, il prossimo è la convenzione.
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