La Seziona analisi del Reparto operativo del Comando carabinieri per la tutela della salute ha fatto sapere di aver notificato e dato esecuzione a diversi provider italiani il provvedimento di oscuramento relativo a 10 siti Internet che, secondo quanto evidenziato dal ministero della Salute, «offrivano in vendita illegalmente medicinali soggetti a prescrizione medica obbligatoria, vendibili esclusivamente in farmacia da parte di farmacista abilitato».

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Più nel dettaglio, si tratta di siti che commercializzavano medicinali a base di diversi principi attivi, tra cui clorochina, secondo cui «l’Aifa – si legge nella nota dei Nas – in analogia con quanto disposto per l’idrossiclorochina ha sospeso l’autorizzazione all’utilizzo off label al di fuori degli studi sperimentali clinici, escludendo anche la rimborsabilità a carico del Ssn». In aggiunta a ciò, le farmacie online cedevano medicinali a base di furosemide, «sostanza attiva – puntualizza il Nas – vietata per doping ricompresa nella lista delle sostanze e metodi proibiti», ed infine tramadolo, quest’ultima «ricompresa – quale sostanza attiva vietata per doping in competizione – nella lista “Uci (union cycliste internationale) cycling regulations».

Nonostante il provvedimento sia stato notificato a provider italiani, non è chiaro se si tratta di siti Internet riferiti ad attività dislocate sul territorio nazionale. È molto probabile tuttavia che l’operazione riguardi portali web presenti nei paesi al di fuori del territorio nazionale ma accessibili alla platea dei fruitori in Italia. Non è raro, infatti, che le organizzazioni criminali intensifichino la loro presenza online mediante la cessione di medicinali senza la dovuta prescrizione, in molti casi dei quali è notoriamente assente alcuna quantità di principio attivo.

Nel solo 2019, secondo quanto riportato da FarmaciaVirtuale.it lo scorso gennaio, l’azienda americana specializzata LegitScript aveva contribuito a far oscurare più di 6.000 farmacie illegali. Va detto che la cifra di domini oscurati nel 2019 è decisamente inferiore a quella riferita tre anni prima. Nel 2016, infatti, erano più 20.000 i domini sospesi.

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