«Con l’entrata in vigore del Decreto tariffe fortemente sostenuto dal ministero della Salute, i farmaci omeopatici in commercio andranno soggetti a una rimodulazione tariffaria che va incontro alle esigenze di un tessuto imprenditoriale che, in Italia, è composto prevalentemente da piccole e medie imprese». È la posizione di Omeoimprese, in rappresentanza delle imprese del comparto, secondo cui «due, sono sostanzialmente i passaggi chiave del Decreto per il comparto: l’importante riduzione, intorno al 70%, per tutte le tariffe relative alle variazioni, oltre ad un ulteriore sgravio del 25% a favore delle Pmi, che in Omeoimprese rappresentano più della metà degli associati».
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Adeguamento delle tariffe dell’immissione in commercio. La sigla ha osservato come «la rimodulazione delle tariffe è accolta dal comparto come un segnale importante e decisivo, un’apertura alla collaborazione da parte del ministero della Salute e, più in generale, dal Governo Meloni». Inoltre «il prossimo impegno anticipato da Omeoimprese sarà indirizzato verso un adeguamento delle tariffe, oggi inaccessibili alle aziende del settore, relative anche all’immissione in commercio di eventuali nuovi prodotti, tariffe non toccate da questo Decreto».
Numero elevato di referenze. Silvia Nencioni, presidente di Omeoimprese, ha osservato che «questo provvedimento mostra una sensibilità del Governo verso un settore provato dai rincari di energia e costi di produzione e che, per le caratteristiche intrinseche dei farmaci e i volumi di vendita, non può competere con la grande industria farmaceutica tradizionale». Nencioni ha ricordato che «il Decreto sancisce riduzioni economiche previste su variazioni e rinnovi per i medicinali omeopatici presenti sul mercato fin dal 1995 (art. 20 Dlgs 219/2006) riconoscendone le peculiarità, si tratta, infatti, di un ambito che, seppur rappresenti lo 0,6% del mercato farmaceutico in Italia, è caratterizzato da un numero estremamente elevato di referenze».
Indicazione di medici e consiglio dei farmacisti. Con riferimento al Governo, Nencioni ha precisato che «a tutela del principio di libertà terapeutica, ha dato prova di pragmatismo, sedendosi al tavolo con una parte del tessuto imprenditoriale farmaceutico che rappresenta la scelta di salute di 10 milioni di italiani, su indicazione di 20mila medici e consiglio dei farmacisti, e che offre lavoro a oltre 2mila addetti, compreso l’indotto». Dunque, le modifiche introdotte fanno sì «che le aziende possano continuare a crescere e proporre agli operatori sanitari e ai pazienti farmaci sempre più innovativi, come avviene in altri Paesi europei quali Francia, Germania, Spagna, Irlanda, senza il freno di una pressione economica non sostenibile dalle nostre realtà produttive».
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