A guardare i dati Aifa della spesa farmaceutica convenzionata nel periodo gennaio-settembre, quello appena trascorso potrebbe sembrare un anno senza traguardi raggiunti, tuttavia, secondo l’Associazione nazionale farmaci di automedicazione (Assosalute), che riunisce le aziende italiane e internazionali che producono e commercializzano in Italia farmaci di automedicazione, il 2018 si è presentato come l’anno dalle migliori performance a far data dal 2015. I dati in questione si riferiscono ai «farmaci col bollino rosso», ovvero ai Sop e gli Otc. Secondo le elaborazioni di Assosalute, che cita dati Iqvia, «i fatturati, pari a quasi 2,5 miliardi di euro, sono in crescita del 2,7%, mentre i consumi – poco più di 277 milioni di confezioni – restano sostanzialmente stabili, per quanto di segno negativo, rispetto al 2017 (-0,4%)».
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Le categorie che hanno visto il miglior andamento, grazie alle quali si è retto il calo registrato su altre, sono quelle relative al trattamento della sindrome influenzale occorsa nella stagione 2017/2018, confermando ancora una volta di come il consumo di farmaci di automedicazione sia strettamente correlato all’andamento delle patologie stagionali. Secondo Maurizio Chirieleison, presidente di Assosalute, «il 2018 ha segnato la ripresa del settore italiano dei farmaci senza obbligo di ricetta, una crescita che, per quanto condizionata dalla minore o maggiore incidenza dei malanni di stagione, rende merito alle aziende del comparto che investono quotidianamente nell’innovazione dei dosaggi e delle formulazioni per migliorare costantemente il profilo di efficacia e sicurezza che caratterizza i farmaci di automedicazione». Inoltre, spiega il dirigente «i medicinali da banco sostengono la salute dei singoli e possono dare un contributo importante anche alla ridefinizione della governance farmaceutica e alla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale». Per questo motivo «resta fondamentale – continua Chirieleison – un allineamento del mercato dell’automedicazione italiano a quello europeo che permetterebbe, insieme ad azioni condivise di informazione ed educazione, a una corretta gestione della crescente autonomia in tema di salute e benessere di liberare risorse pubbliche. Ciò implica la valorizzazione economica, sociale e industriale del settore e delle caratteristiche distintive dei farmaci OTC rispetto agli altri prodotti per la salute presenti sul banco del farmacista, ma che farmaci non sono».
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