
Alle fine di gennaio il nostro giornale ha riferito in questo senso l’intervento di Damian Tambini, direttore della divisione media policy della London School of Economics. Secondo il quale i social network rappresentano un problema per il giornalismo digitale, dal momento che attraggono – nel Regno Unito ma non solo – la gran parte dei capitali che sono spesi per la pubblicità online: «Si tratta di una questione seria per colossi come Facebook o Google, che pone problemi profondi per le democrazie liberali. Dovrebbero per lo meno chiarire su quali basi i loro algoritmi decidono di porre in evidenza alcune notizie a scapito di altre, dal momento che di fatto essi diventano qualcosa a metà strada tra un direttore e un censore». Nell’articolo vengono poi citati temi come l’eccessiva quantità di informazioni o il problema delle fake news: «Il punto è che tali aziende non possono applicare delle regole come un normale broadcaster, poiché i contenuti non sono rivisti prima della pubblicazione. E non possono controllare tutto ciò che finisce sulle loro piattaforme».
«Il 2017 è stato un anno forte per Facebook ma è stato anche un anno difficile. Nel 2018 ci concentreremo nell’assicurare che Facebook non sia solo divertente da usare ma sia positivo anche per il benessere della gente e della società», ha assicurato infine Zuckerberg.
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