Molte suggestioni e una certezza: la riforma della previdenza dei farmacisti non passerà dalla immediata modifica dell’attuale sistema di contribuzione, ma attraverso il lavoro di definizione di una proposta articolata, capace di mettere insieme, in modo organico, funzionale e sostenibile, le principali istanze avanzate dalle rappresentanze delle sigle di Categoria, salvaguardando l’autonomia della Fondazione, la cui solida condizione patrimoniale costituisce una garanzia per tutti gli iscritti e pensionati.
Questo il “distillato” dell’incontro tenutosi mercoledì 23 maggio a Roma nella sede dell’Enpaf, dove le sigle di Categoria si sono confrontate collegialmente, a conclusione della fase di ascolto e registrazione di tutte le posizioni, avviata e condotta nelle scorse settimane dall’Ente, attraverso audizioni singole della quasi totalità degli Organismi di rappresentanza professionale e sindacale dei farmacisti.
All’incontro plenario hanno preso parte 11 sigle: Federfarma, Assofarm, Farmacieunite, Sinafo, Filcams Cgil, Conasfa, Sinasfa, Mnlf, Fnpi, Lpi e Fenagifar.
“Dall’incontro è emerso, prima di tutto, che la soluzione alla quale guardava con interesse una parte della Categoria, ovvero il passaggio al sistema contributivo, non costituisce una priorità” spiega il presidente Emilio Croce. “In verità, avevamo messo in conto questa possibilità, proprio grazie al lavoro condotto attraverso le audizioni delle sigle professionali, dal quale erano emerse posizioni diverse, riguardanti anche altre ipotesi di modifica degli attuali assetti previdenziali, avanzate da tutte le componenti della professione”.
Tra le indicazioni e le istanze presentate nell’incontro di oggi, alcune delle quali, peraltro, ad una prima valutazione, non sembrano richiedere un iter burocratico di approvazione particolarmente complesso, spicca l’esigenza – segnalata da più parti – di una maggiore diluizione delle rate in base alle quali viene riscossa, in via bonaria, la contribuzione obbligatoria (attualmente sono tre, ridotte a una sola per l’iscritto che versa il contributo di solidarietà). Una proposta accolta positivamente e che, compatibilmente con le procedure interne e con l’iter di approvazione dei contributi da parte dei ministeri vigilanti, potrebbe essere messa in cantiere già dal prossimo anno.
Più complessa, sotto il profilo tecnico, l’dea di consentire agli iscritti di operare la compensazione tra il debito contributivo Enpaf e l’eventuale credito Iva, questione che sarà comunque oggetto di esame, perché presenta delicate problematiche di ordine fiscale e di contabilizzazione dei versamenti che verrebbero effettuati all’Enpaf da parte dell’Agenzia delle Entrate.
È stata poi sollecitata l’adozione di una modifica regolamentare che consenta ai pensionati Enpaf di ridurre la quota contributiva intera nella misura del 50%. Su questo aspetto il CdA dell’Ente, già nel corso dell’ultimo Consiglio nazionale, ha manifestato l’intenzione di avviare un iter valutativo per stimare, sulla base di proiezioni attuariali di lungo periodo, l’impatto di tale modifica sui conti dell’Ente, considerato che i pensionati iscritti a quota intera, ad oggi, sono circa quattromila. Prima di iniziare questo processo occorrerà, in ogni caso, attendere l’approvazione del bilancio tecnico attuariale al 31.12.2017, in corso di elaborazione, come anche per l’eventuale introduzione di una agevolazione contributiva, per i primi anni di iscrizione all’Ordine e, quindi, all’Ente, in favore degli assicurati non soggetti ad altra previdenza obbligatoria.
Particolare attenzione è stata riservata alla tematica dell’attività professionale, sia come requisito pensionistico che contributivo, tenuto conto dell’evoluzione dell’attività del farmacista, anche sotto il profilo dell’arco temporale nell’anno solare, rilevante ai fini del soddisfacimento del requisito.
Sempre nell’ambito delle problematiche alle quali potrebbe essere data una risposta in tempi non eccessivamente lunghi, si inserisce la proposta di allargamento ai titolari di parafarmacia dell’ambito di applicazione dell’art. 18 del regolamento di assistenza “Interventi per favorire l’occupazione”. La disposizione, allo stato, prevede la possibilità di erogare un contributo a favore del titolare di farmacia che assuma, come dipendente, un farmacista iscritto, che abbia un’età non superiore a trenta anni o pari o superiore a cinquanta anni. A tale riguardo, sarà valutata la possibile revisione della norma regolamentare, sul presupposto che l’iscritto venga assunto con l’applicazione del Ccnl delle farmacie private e con il trattamento economico e normativo del collaboratore di farmacia.
“È evidente che c’è molto da lavorare, per elaborare una proposta di riordino della nostra previdenza che possa mettere insieme tre diverse necessità, tutte imprescindibili” afferma ancora Croce. “La prima è quella di essere condivisa e sostenuta, in modo il più largo possibile, all’interno della professione. La seconda è che essa sia formulata nel massimo rispetto delle leggi che regolano il settore. Se poi si ritenesse necessario il passaggio di qualche novazione legislativa per riformare l’Ente, è bene prefigurare, con estremo realismo, che – al di là di ogni considerazione sui tempi del percorso, che potrebbero anche essere lunghissimi – la più diligente attenzione e il massimo della cautela non basterebbero comunque a metterci del tutto al riparo dalla possibilità di interventi del legislatore inadeguati e addirittura contrari agli interessi della nostra professione. La terza necessità, che non è solo tecnica ma innanzitutto etica” termina Croce “è quella di guardare sempre alla stella polare dell’autonomia e della sostenibilità nel lungo periodo del nostro sistema pensionistico: lo dobbiamo alle generazioni di colleghi che verranno, anche alla luce del fatto che potrebbero essere meno fortunate di quelle che le hanno precedute. E su questo punto ho trovato una responsabile condivisione da parte di tutti i partecipanti all’incontro”.
“Negli ultimi mesi, non sono mancati alcuni momenti di incomprensione e, considerata la posta in gioco, direi che è quasi fisiologico” afferma il presidente della Cassa di Categoria – “ma, tirando le somme, non si può non riconoscere che la Categoria tutta ha partecipato, con una sincera e costruttiva collaborazione, a questa prima fase del percorso di riforma del nostro Ente, e per questo voglio sinceramente ringraziare tutti i colleghi intervenuti ai lavori. Se saremo capaci di ricondurre le differenze di visioni e opinioni sempre al merito della questione, nel rispetto dei ruoli e delle prerogative di ogni soggetto in campo, sono fiducioso che gli obiettivi condivisi di equità, sostenibilità e solidarietà intra-categoriale e intergenerazionale, potranno essere raggiunti attraverso le opportune modifiche al Regolamento di previdenza, come peraltro già avvenuto con l’approvazione del nuovo Regolamento di assistenza”.
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