Dopo la presentazione di una proposta di emendamento (la numero 26.029) alla manovra finanziaria, nella quale si chiede di abolire l’Enpaf, all’ente previdenziale dei farmacisti è arrivata la solidarietà del presidente dell’Associazione degli enti previdenziali privati (Adepp), Alberto Oliveti. Secondo il dirigente, infatti, «i farmacisti hanno diritto a un proprio welfare autonomo e sostenibile» e per questo «gli attacchi alla categoria non sono accettabili».
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Come riferito dal nostro giornale, la proposta di abolizione è arrivata dal parlamentare del Movimento 5 Stelle Matteo Dall’Osso, che già in passato si era espresso per la chiusura di «tutti gli ordini professionali», oltre ad aver chiesto di rivedere il sistema di contribuzione. «La Cassa previdenziale e assistenziale dei farmacisti ha un suo patrimonio e una sua sostenibilità dimostrata a lungo termine – ha aggiunto Oliveti –. Nessuno deve mettere le mani su un ente autonomo che i professionisti hanno costruito con i loro contributi». Di conseguenza, il numero uno dell’Adepp ha spiegato che «all’Enpaf e al suo presidente Emilio Croce va il sostegno di tutta l’associazione, che rappresenta i legittimi interessi di un milione e mezzo di professionisti italiani».
La discussione sul futuro dell’ente previdenziale, tuttavia, non si arresterà di certo qui. Il 3 dicembre 2018, a Roma, è prevista infatti una manifestazione nazionale indetta da alcune sigle di farmacisti per protestare contro la disciplina che regola la contribuzione Enpaf. Gli organizzatori hanno presentato l’iniziativa spiegando che «il farmacista disoccupato, iscritto all’albo dei farmacisti, per cercare lavoro deve pagare obbligatoriamente un contributo previdenziale, pur non avendo mai lavorato e non avendo reddito. Tale contributo, dopo 5 anni di disoccupazione, sale incredibilmente a circa 2.400 all’anno, anche se si è lavorato per meno di 6 mesi ed 1 giorno. Detti contributi sono considerati di solidarietà e non sono utili per la maturazione della pensione. Ironico, vero?».
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