«Abbiamo deciso di non partecipare alle prossime elezioni nazionali fatti salvi eventuali ravvedimenti della Direzione nazionale». È in sintesi la posizione espressa dai farmacisti Roberto Grubissa, Federico Ricci, Luigi Vito Sauro, Vittorio Moauro, Roberto Cappella, Vincenzo Defilippo, Maria Cristina Murone, Alfonso Misasi, Gemma Candio, Eugenio De Florio, Alfredo Orlandi e Anna Scoccia, in una mozione di non voto inviata a Marco Cossolo, presidente uscente di Federfarma, Francesca Conchiglia, presidente del Consiglio delle regioni, Elvio Barla, presidente del consiglio delle regioni Sunifar, alle associazioni regionali e alle sedi provinciali di Federfarma.

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«Come più volte posto all’attenzione di tutti voi – si legge nella missiva -, la gestione della politica sindacale della nostra Federazione è stata impostata in maniera verticistica, in una sorta di crescendo ad escludendum di ogni forma di pensiero autonomo e non etero-diretto da parte delle Regioni e delle Provincie non omologate al pensiero della attuale dirigenza nazionale. In Consiglio di presidenza sono rappresentate solo nove regioni su ventuno nonostante siano previsti undici consiglieri e i “rumors” elettorali confermano questa volontà ad escludendum in quanto sono previsti ben due doppioni regionali (Lombardia e Lazio avrebbero due consiglieri ciascuna) e, questa volta, addirittura con nomi che molto verosimilmente non sono espressioni delle stesse regioni “rappresentate” in quanto non indicate dalle stesse.

Addirittura si parla di un Presidente del Sunifar molto vicino agli ambienti delle “parafarmacie” che se ricordo bene sono viste dalla Farmacie Rurali (quelle con la R maiuscola) come il pericolo più grosso per i privilegi di apertura concessi alle stesse parafarmacie: cioè nessuna limitazione di numero e distanze ed un solo obbligo rappresentato dalla presenza di un Farmacista (che è il vero vulnus e che non si è nemmeno provato ad eliminare come obbligo). Sicuramente sarà questo uno dei punti qualificanti il programma della nuova Presidenza».

In aggiunta a ciò, evidenziano i farmacisti nella mozione, «il risultato pratico di questa drammatica evoluzione (o forse sarebbe meglio chiamarla involuzione) è che, oggi, praticamente solo due, massimo tre, Regioni governano i destini della categoria a livello della intera nazione. È lapalissiano che una siffatta centralizzazione, laddove confrontata con un modello organizzativo del servizio sanitario oramai da anni di tipo regionale non più nazionale, oggi più che mai, si dimostri drammaticamente inefficace ed inefficiente nel perseguimento dei suoi scopi istituzionali (miglioramento e salvaguardia degli interessi economico-sindacali della categoria), arrivando sino a mettere in crisi il consolidato equilibrio tra i costi ed i benefici della appartenenza della singola Associazione provinciale alla Federazione nazionale».

Dunque, alla luce di quanto evidenziato, «in più di una occasione – rilevano i firmatari –  abbiamo manifestato questo pensiero ai nostri vertici attuali per dare maggiore forza alle nostre istanze di revisione dei meccanismi di formazione delle scelte a livello nazionale, introducendo nuovi meccanismi di rappresentanza che fossero davvero capaci di coinvolgere tutte le Regioni di Italia, e non solo pochissime, azzerando così lo strapotere del “cerchio magico”. Tali istanze sono purtroppo rimaste sin qui inascoltate».

«Riportare – spiegano i farmacisti – a decidere 21 rappresentanti scelti dalle Regioni di provenienza, anche con una semplice delibera che impegni il Consiglio eletto ad “eseguire” quanto deciso assumendo così le mansioni di un “esecutivo” sarebbe l’unico modo concreto per affrontare la difficile stagione a venire, condizionata dal profilarsi di una grave crisi economica oltre che dal deficit di rappresentatività della Federazione nazionale così come attualmente strutturata e guidata da una dirigenza ansiosa esclusivamente di mantenere il proprio status di privilegio sino al punto di schiantare definitivamente ogni anelito di democrazia e rappresentatività contro il muro delle prossime elezioni-farsa. È recentissima, infatti, la convocazione delle assise elettorali nazionali con tempi e modalità assolutamente bui, ammantati dalla necessità di fare presto per evitare di ingessare la gestione della Federazione nella gabbia dell’esercizio provvisorio di bilancio in un momento in cui, a detta della dirigenza, è invece necessario avere piena disponibilità della cassa per fronteggiare la gravissima crisi economica in atto: ma chi ci crede?».

«In troppe occasioni – conclude la lettera – la Storia ci ha mostrato come, sotto l’ansia della emergenza, siano maturate svolte autoritarie e restrittive delle libertà personali, compresa quella dei diritti sindacali e della libertà di impresa. Noi non siamo disponibili a sacrificare i nostri ideali di libertà e partecipazione sull’altare di una finta emergenza, che di vero e concreto ha solo l’ansia della dirigenza di mantenere ben salde nelle proprie mani le chiavi della cassaforte, ed è per questo che non abbiamo intenzione di partecipare ad elezioni false perché condizionate, come troppo spesso sta succedendo ai giorni nostri. L’emergenza vera è lontana dalle stanze romane, ed è quella che stanno vivendo da soli sul territorio i Farmacisti in mezzo alla loro gente e senza il supporto adeguato della Federazione che pure tante risorse assorbe dai territori. In altre parole, siamo costretti, nostro malgrado, ad essere inermi spettatori del disfacimento del nostro Sindacato Nazionale e dell’evidente vulnus dei nostri diritti, ma almeno non saremo complici della nostra rovina».

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