
Durante un workshop a Firenze, è stata discussa una proposta per affrontare il fenomeno delle carenze di medicinali nelle strutture ospedaliere. All’incontro hanno preso parte dirigenti e funzionari delle centrali di acquisto regionali, dell’associazione degli economi e provveditori sanitari e delle imprese del settore. Massimiliano Rocchi, vicepresidente di Egualia, ha delineato i fattori all’origine del problema, indicando come elementi critici l’aumento dei costi di produzione e il ricorso a procedure di gara che applicano il criterio del massimo ribasso.
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Costi sempre più alti e gare sempre più deserte
Il vicepresidente di Egualia ha spiegato che «abbiamo costi di produzione sempre più alti, gare per le forniture ospedaliere sempre più deserte per il criterio del massimo ribasso che erode i prezzi e non lascia margini alle imprese e una scarsità sempre più frequente di medicinali super-utilizzati in corsia. Per affrontare questo problema serve un cambio di passo del procurement pubblico, introducendo per i farmaci di sintesi chimica fuori brevetto la regola dell’accordo quadro con più fornitori, con quote predeterminate. Una soluzione equa, che garantisce concorrenza e riduce il fenomeno delle carenze».
Gare ospedaliere stanno evolvendo a scapito delle gare aperte
Rocchi ha sottolineato che «i dati del 10° Rapporto dell’Osservatorio Egualia – Nomisma sull’industria dei farmaci equivalenti 2025, presentato pochi giorni fa testimoniano che le gare ospedaliere stanno evolvendo a scapito delle gare aperte, privilegiando la procedura di affidamento diretto più “agile” e “flessibile”, ma con minor garanzia di trasparenza e concorrenza. Viceversa per garantire la continuità delle forniture ospedaliere è necessario rivedere modelli di gara, criteri di aggiudicazione e condizioni di partecipazione, valorizzando anche aspetti industriali, di qualità, di resilienza della catena produttiva».
Le centrali di acquisto regionali
Rocchi ha evidenziato che «la proposta da tempo avanzata da Egualia in armonia con le proposte della Commissione europea contenute nel Critical medicines act prevede che quando sul mercato vi siano più di tre medicinali contenenti lo stesso principio attivo, dosaggio e via di somministrazione le centrali regionali d’acquisto regionali siano tenute ad operare tramite accordi quadro prevedendo la suddivisione del fabbisogno afferente al lotto unico tra i primi tre farmaci in graduatoria classificati secondo il criterio del minor prezzo o dell’offerta economicamente più vantaggiosa con quote predeterminate al 55%, 30% e 15%».
«Più opzioni terapeutiche per il trattamento dei pazienti»
Dunque, per Rocchi «sarebbe una soluzione davvero innovativa, in piena armonia con il codice appalti perché garantirebbe sia la continuità delle forniture contro il rischio di carenze derivanti dalle gare con un solo vincitore, sia la libertà prescrittiva del medico, perché mette a disposizione più opzioni terapeutiche per il trattamento dei pazienti, il tutto in una cornice unica nazionale per tutte le centrali di acquisto. Ma soprattutto sarebbe una misura “virtuosa”, che può legittimamente essere inserita nella Legge di Bilancio perché è una misura di sistema che può essere adottata senza impatto sulla spesa pubblica».
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