La distribuzione diretta, in aggiunta agli altri canali distributivi che competono sempre di più con la farmacia, è un fenomeno che se in alcune regioni d’Italia è più contenuto, in altre aree come l’Emilia-Romagna ha preso il sopravvento, mettendo a rischio i bilanci delle realtà territoriali. Le dinamiche relative al progressivo aumento della distribuzione diretta che impattano sulla farmacia, inoltre, non tengono conto di elementi di natura meramente economica ma riguardano anche la sostenibilità del presidio visto come elemento territoriale a sostegno delle popolazioni residenti. Come evidenziato in più occasioni, la distribuzione diretta, per quanto conferisca alla controparte statale un maggior livello di efficienza economica a causa dell’acquisto mediante gare al ribasso di molecole distribuite dal Ssn, d’altro canto rende spesso complesse le dinamiche umane attinenti al viaggio del paziente. Quest’ultimo, essendo collocato in aree rurali e distanti rispetto ai punti di distribuzione, è costretto a numerosi sacrifici.
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In tale quadro, Marcello Gemmato, farmacista e deputato del gruppo Fdi, ha proposto alla commissione Affari sociali della Camera dei deputati l’avvio di un’indagine in materia di distribuzione diretta dei farmaci. Lo ha fatto sapere il parlamentare stesso, il quale ha riferito che «lo scopo di questo studio è di verificare, tramite una serie articolata di audizioni dei soggetti maggiormente qualificati e di analisi accurata dei dati da essi forniti, l’efficacia, l’efficienza e l’economicità della distribuzione diretta e della distribuzione per conto del farmaco e quindi dell’azione della pubblica amministrazione in questo settore». Gemmato pone al centro della questione proprio il presunto vantaggio economico derivante dal minor costo dei farmaci a carico dello Stato. Costo che, come evidenziato, presenterebbe «una serie di rilevanti svantaggi economici sia per i pazienti che per il bilancio dello Stato, e svantaggi per i cittadini sia sotto il profilo sanitario che sociale».
Tra i costi nascosti annoverati, infatti, compaiono «quelli afferenti alla gestione delle gare e del magazzino – spiega Gemmato -, ai farmaci scaduti, ai continui furti milionari di medicinali e agli sprechi di medicinali dovuti dispensazione eccessiva (in fatti a volte i pazienti muoiono o cambiano terapia), al personale dedicato nonché costi fissi di varia natura». Fatti confermati dalle cronache di giornale che a più riprese hanno documentato situazioni limite al punto tale da innalzare il livello di attenzione delle istituzioni. «Lo studio – conclude Gemmato – sarà utile non solo ad offrire dati e documenti necessari all’attività di tutti i parlamentari ma anche ad offrire un contributo determinante volto a migliorare l’azione complessiva della pubblica amministrazione nel settore sanitario nonché l’investimento delle relative risorse tendendo a minimizzare sempre di più gli sprechi».
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