Un “sistema ibrido a circuito chiuso”, utilizzabile quando la terapia standard non sia sufficiente a controllare il diabete. È il “pancreas artificiale” o “bionico”, dispositivo indossabile costituito da un sensore che monitora in maniera costante il glucosio, collegato a una pompa a insulina, che eroga l’ormone nella giusta quantità quando serve, grazie ad un algoritmo di controllo. L’innovazione, come evidenziato dalla Società italiana di diabetologia (Sid), «ha dimostrato di controllare in maniera più efficiente i livelli di glucosio nel sangue rispetto alla terapia standard dove le modifiche nella somministrazione di insulina sono affidate al paziente». Tali sistemi ibridi «liberano le persone con diabete di tipo1 dalla routine della puntura del dito, dalle iniezioni di insulina sull’addome e dal peso della gestione del diabete. Ma si attende il via libera per le persone con diabete di tipo 2 con diabete non controllato in terapia insulinica».
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Diminuzione del rischio di complicazioni. Dando uno sguardo a oltremànica, come evidenziato dalla Sid, «la Gran Bretagna ha appena avviato un programma per una fornitura di “dispositivi ibridi a circuito chiuso” alle persone con diabete uno che abbiano un livello medio di emoglobina glicata (HbA1c) del 7,5% o superiore al fine di raggiungere i livelli di glicemia indicati dalle linee guida di 6.5% o inferiore, e per quelli a rischio di ipoglicemia. Saranno selezionati in particolare bambini, giovani, donne incinte o che stanno pianificando una gravidanza». Tra i benefici del controllo più accurato dei livelli di glucosio, la diminuzione del rischio di complicazioni come grave ipoglicemia, infarti e ictus oltre ai relativi costi, calcolati nel 10% dei budget annuali destinati alla sanità in Europa. Come osservato dalla Sid, il National institute for health and care excellence britannico ha approvato il programma alla conferenza del 7 novembre 2023, in Gran Bretagna e Galles delle 290mila persone interessate, il 50% sarebbe eleggibile all’uso del dispositivo.
La situazione in Italia. Quanto alla situazione in Italia, la Sid ha ricordato che «le persone con diabete di tipo uno sono 300mila, per loro la gestione della patologia diventerebbe più semplice e sicura in quanto repentine oscillazioni del glucosio (in eccesso o in difetto) possono risultare fatali». Inoltre «a oggi sono migliaia le persone che utilizzano tali dispositivi fai da te (open source). Alcuni utilizzano un minicomputer (open Aps system) e altri con una app scaricabile sul proprio smartphone (Android Aps, Loop) così come raccontato su Nature. Nel 2022 è stato stilato un documento di consenso firmato da 40 esperti internazionali per supportare chi volesse usare gli open source Aid e nel 2022 Fda ha approvato ufficialmente l’utilizzo di uno di questi modelli.
I benefici sui pazienti e sui familiari. Nel frattempo la commercializzazione di sistemi ufficiali ha permesso negli ultimi cinque anni una diffusione dei sistemi di pancreas artificiale, rivoluzionando la vita delle persone affette da diabete e dei loro familiari, sia dal punto di vista del controllo metabolico, sia dal punto di vista della riduzione dello stress legato alla gestione della malattia, rendendo finalmente meno pesante la convivenza con il diabete, nella speranza e nell’attesa di una cura definitiva.
Come funziona il sistema. Angelo Avogaro, docente e presidente della Società italiana di diabetologia, ha spiegato che «il sistema usa un algoritmo per determinare la quantità di insulina che deve essere somministrata in maniera automatica al fine di garantire un livello stabile di glucosio, al contrario dei dispositivi che erogano insulina in maniera continuativa le cui modifiche sono affidate al paziente stesso».
I benefici del “pancreas artificiale”. Come osservato da Avogaro «il pancreas artificiale si candida a cambiare la vita delle persone con diabete di tipo uno e rappresenta il varco di ingresso in una nuova era di trattamento. Un migliore controllo dei livelli glicemici non ha solo un effetto sulla qualità di vita ma anche sui costi associati, calcolati in un 10% della spesa sanitaria globale. Oggi la tecnologia è in grado di trasformare, soprattutto nei più giovani, la gestione della malattia».
Come è nata l’automazione dell’infusione di insulina. Federico Boscari, diabetologo all’Azienda Ospedale Università di Padova, ha raccontato la storia dello sviluppo questa innovazione: «L’idea di automatizzare l’infusione di insulina nasce oltre 40 anni fa, ma solo negli ultimi 10 anni la miglior accuratezza dei sensori, la precisione delle pompe per somministrazione di insulina (microinfusori) e lo sviluppo di algoritmi affidabili ha permesso di portare alla commercializzazione dei primi modelli di pancreas artificiale».
I modelli “fai da te” di pancreas artificiale. Secondo Boscari «l’attesa era tale che, in parallelo, un piccolo gruppo di pazienti e di genitori di soggetti pediatrici affetti da diabete di tipo 1 ha messo in comune le proprie competenze tecnologiche, per creare dei modelli di pancreas artificiale “fai da te”, collegando sensori e microinfusori con algoritmi creati appositamente, con l’obiettivo di rendere più sostenibile la gestione quotidiana del diabete di tipo 1, senza attendere la commercializzazione dei primi modelli ufficiali».
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