Mentre il disegno di legge presentato dal parlamentare del Movimento 5 Stelle Giorgio Trizzino prosegue il proprio iter parlamentare, nella categoria si discute nuovamente della legge sulla Concorrenza. Come noto, la proposta del deputato punta a riservare ai farmacisti una quota minima pari al 51% della proprietà delle farmacie: «Il venir meno di tale condizione – si legge nel testo del ddl – costituisce causa di scioglimento della società, salvo che la società non abbia provveduto a ristabilire la prevalenza dei soci farmacisti professionisti nel termine perentorio di sei mesi. In caso d’intervenuto scioglimento della società, l’Autorità competente revoca l’autorizzazione all’esercizio di ogni farmacia di cui la società sia titolare».
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Secondo Raffaele Marzano, farmacista e consigliere dell’Ordine di Napoli, questa non è tuttavia la strada giusta per sostenere il mondo delle farmacie: «Un passo indietro ora, rispetto a quanto deciso attraverso la legge sulla Concorrenza ormai parecchi mesi, fa non avrebbe senso. Se lo si facesse, si creerebbe un clima di incertezza sugli investimenti da parte delle società estere: chi si fiderebbe e punterebbe ancora sull’Italia?».
Più in generale, il professionista si chiede: «Cosa significa una riserva del 51%? È un concetto anaronistico: viviamo in un mercato liquido, nel quale le quote passano di mano. E non mi convince neppure l’idea secondo la quale ciò garantirebbe la sicurezza per il servizio offerto ai cittadini. Non è con questi strumenti che si assicura l’affidabilità del servizio sanitario, sono posizioni antistoriche. La chiave non è nei limiti economici ma nella professionalità. Inoltre faccio un esempio: il gruppo Walgreens Boots Alliance ha al vertice Ornella Barra, che è una farmacista. Allora in questo caso non servirebbe a nulla il 51%, se l’obiettivo è di fermare le catene…».
Secondo Marzano, al contrario, «alla farmacia serve formazione professionale, quello che stiamo facendo da tempo all’Ordine. Troppi colleghi non hanno ancora sufficiente cognizione di cosa siano e come funzionino la gestione economica e la managerialità. Penso che per troppi decenni il sistema abbia premiato tutti, senza spingere a formarsi e senza selezionare una classe dirigente diffusa. Eppure nella categoria ci sono anche esempi di grande capacità manageriale: è da qui che dobbiamo partire, perché se lo faremo nessuno ci potrà battere».
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