
Altre perplessità riguardano poi la deontologia: «Nel testo è previsto che il Codice deontologico debba essere approvato a maggioranza dai Consigli nazionali e poi recepito attraverso una delibera dagli Ordini Provinciali. A parte il fatto che il Codice è sempre stato approvato all’unanimità nella nostra Federazione, la norma così come scritta apre a una situazione inconcepibile: l’Ordine che non recepisse il Codice deontologico votato dal Consiglio nazionale potrebbe votarne uno provinciale?», si chiede il segretario della Fofi. Inoltre, il ricorso alla Commissione centrale per gli esercenti le Professioni sanitarie sarebbe possibile non solo per i provvedimenti disciplinari ma per qualsiasi atto: «In teoria, anche per un corso ECM: in pratica si potrebbe paralizzare l’attività delle Federazioni». Senza dimenticare che il Ddl Lorenzin, nella versione attuale, non prevede più la presenza in farmacia di altri professionisti sanitari, con l’esclusione di medici e veterinari, né la possibilità per il farmacista di esercitare anche altre professioni sanitarie, previa abilitazione: «La farmacia dei servizi è un presidio fondamentale per la riorganizzazione dell’assistenza sul territorio in tutto il Paese. Consentire al farmacista abilitato di svolgere altre prestazioni sanitarie è fondamentale per i molti centri in cui la farmacia è l’unico presidio esistente. L’alternativa è che, come già detto, il paziente non possa farsi praticare un’iniezione intramuscolare in farmacia ma possa continuare a farsela praticare dal vicino di casa». Per tutto ciò, conclude la Fofi, il testo è ad oggi «irricevibile».
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