Sono state ascoltate nella giornata di giovedì 30 novembre, presso la commissione Sanità del Senato, le rappresentanze degli Ordini delle professioni sanitarie in merito al disegno di legge Lorenzin. Ciò dopo che farmacisti, medici e veterinari hanno manifestato ampie perplessità sui contenuti del provvedimento. «La norma – ha spiegato il segretario della Fofi Maurizio Pace – così come approvata al Senato, pur presentando alcuni elementi insoddisfacenti, era comunque un testo condiviso, al quale avevano collaborato le tre federazioni. La Camera ha poi completamente stravolto il provvedimento, cancellando praticamente qualsiasi elemento di reale innovazione, aggravando il carico burocratico degli Ordini e limitandone l’autonomia e l’operatività». Un primo elemento di critica discende dal fatto che il testo rimanda a futuri regolamenti ministeriali la definizione di aspetti qualificanti della riforma, come quello elettorale, aprendo così una fase di transizione nella quale dovrebbero valere le disposizioni del DPR 221/1950 “per quanto compatibili”. «Mi sembra evidente – prosegue Pace – che questo apra la strada al contenzioso, visto che non è chiaro chi dovrebbe decidere della compatibilità. Inoltre, l’attesa dei provvedimenti del ministero, visto che molti Ordini provinciali hanno già rinnovato i loro consigli, creerebbe un disallineamento tra Ordini e Federazioni, anche per quanto riguarda regolamenti e statuti, perché mentre le Federazioni sono autorizzate a mantenere quelli attuali fino al termine del mandato, nulla si dice per gli Ordini provinciali».
Altre perplessità riguardano poi la deontologia: «Nel testo è previsto che il Codice deontologico debba essere approvato a maggioranza dai Consigli nazionali e poi recepito attraverso una delibera dagli Ordini Provinciali. A parte il fatto che il Codice è sempre stato approvato all’unanimità nella nostra Federazione, la norma così come scritta apre a una situazione inconcepibile: l’Ordine che non recepisse il Codice deontologico votato dal Consiglio nazionale potrebbe votarne uno provinciale?», si chiede il segretario della Fofi. Inoltre, il ricorso alla Commissione centrale per gli esercenti le Professioni sanitarie sarebbe possibile non solo per i provvedimenti disciplinari ma per qualsiasi atto: «In teoria, anche per un corso ECM: in pratica si potrebbe paralizzare l’attività delle Federazioni». Senza dimenticare che il Ddl Lorenzin, nella versione attuale, non prevede più la presenza in farmacia di altri professionisti sanitari, con l’esclusione di medici e veterinari, né la possibilità per il farmacista di esercitare anche altre professioni sanitarie, previa abilitazione: «La farmacia dei servizi è un presidio fondamentale per la riorganizzazione dell’assistenza sul territorio in tutto il Paese. Consentire al farmacista abilitato di svolgere altre prestazioni sanitarie è fondamentale per i molti centri in cui la farmacia è l’unico presidio esistente. L’alternativa è che, come già detto, il paziente non possa farsi praticare un’iniezione intramuscolare in farmacia ma possa continuare a farsela praticare dal vicino di casa». Per tutto ciò, conclude la Fofi, il testo è ad oggi «irricevibile».
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