ddl concorrenzaSi moltiplicano le reazioni contrarie allo slittamento del voto sul Ddl Concorrenza, bloccato per una decisione prettamente politica, in attesa dell’esito del referendum costituzionale di dicembre. Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha spiegato all’agenzia Askanews di aver chiesto «una discussione all’interno del governo per capire cosa si vuole veramente fare», perché si tratta di un disegno di legge «molto importante non solo per ragioni economiche» ma anche perché «è un impegno che abbiamo preso con l’Unione europea». Nel frattempo, i due relatori del provvedimento, Salvatore Tomaselli (Pd) e Luigi Marino (Ap), appaiono stizziti, secondo quando riportato dal Sole 24 Ore: «Ci ho rinunciato», ha dichiarato sarcastico uno. «Perché, davvero in Parlamento c’è una legge sulla Concorrenza?», ha replicato ironicamente l’altro. L’iter senatoriale del Ddl, infatti, “compie” infatti un anno di vita in questi giorni. Dodici mesi passati a esaminare circa 1.800 emendamenti (di cui 130 approvati), e a mediare continuamente tra le forze politiche e i rappresentanti delle numerose categorie interessate dalla norma. Come riportato da FarmaciaVirtuale.it, tuttavia, la scelta sembra essere quella di bloccare, per ora, il voto in Aula: nel calendario dei lavori fino ai primi giorni di novembre il Ddl concorrenza non infatti è stato inserito. «Francamente – ha spiegato al quotidiano economico Tomaselli – penso che sia una scelta sbagliata. Il provvedimento è pronto, maturo, i principali nodi sono già stati affrontati in commissione e in Aula avremmo fatto solo qualche limatura marginale. E, comunque, non condivido l’idea di sospendere temendo che eliminare qualche privilegio o aprire a nuovi soggetti possa creare dissidi da evitare». La decisione di sospendere l’iter di approvazione sarebbe infatti figlia della volontà del governo di scongiurare discussioni su temi che potrebbero creare conflitti all’interno della maggioranza. Per tutto ciò, e tenendo presente anche l’inizio della sessione di bilancio in Parlamento, secondo il Sole 24 Ore l’approvazione del disegno di legge al Senato entro la fine dell’anno va considerata ormai «quantomeno improbabile».

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