Quella delle farmacie è «una guerra senza fine». Il quotidiano La Repubblica commenta in questo modo le liberalizzazioni che hanno riguardato il settore negli ultimi anni, da quelle di Bersani e Monti fino al Ddl Concorrenza attualmente in discussione al Senato. Sul tema interviene il presidente della Fofi Andrea Mandelli, secondo il quale «l’aumento della vendita di prodotti farmaceutici generici ha ridotto i margini di guadagno delle farmacie. A questo si aggiunge il fatto che le farmacie non possono vendere i medicinali innovativi, come quelli antitumorali, per i quali è prevista una distribuzione esclusivamente ospedaliera». Pierluigi Bersani, il primo a lanciare le liberalizzazioni con quelle che furono battezzate all’epoca le “lenzuolate”, ritiene che «i 10 anni passati dall’avvio del processo avrebbero potuto essere utilizzati per avvicinarci gradualmente ad una situazione in cui ogni laureato in farmacia potesse aprire la sua farmacia, come fanno altri professionisti del settore medico. D’altronde nessuno vieta ad un dentista, convenzionato o meno, di aprire il suo studio». Il parlamentare Pd ribadisce quindi di non comprendere il perché della mancata introduzione nel Ddl Concorrenza della libera vendita dei farmaci di fascia C, e stigmatizza il fatto che, a fronte della protezione del settore, si consenta l’ingresso delle società di capitali: «È una liberalizzazione al contrario, e si rischia di creare degli oligopoli, con effetti negativi per i consumatori, in quanto i prezzi tendono a crescere nei mercati chiusi». Bersani vede invece per le farmacie un possibile futuro con «un ruolo più ampio di quello attuale, potendosi occupare anche di servizi, utili per i cittadini, essendo un presidio diffuso sul territorio». Annarosa Racca, presidente di Federfarma, ritiene invece che «la riduzione dei prezzi per il singolo prodotto da banco è stata minima» (dopo le liberalizzazioni degli anni scorsi, ndr). «Il vero problema – ha aggiunto – è che la moltiplicazione dei punti vendita, e la più accentuata concorrenza che ne conseguirebbe, potrebbero stimolare la vendita di farmaci, che però non sono prodotti come gli altri, sia perché un loro abuso può essere pericoloso per la salute dei cittadini, sia perché il farmaco è spesso rimborsato dal Servizio sanitario nazionale».
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